Tu che sei strada, che dal porto porta al fiume
che dal resto porta al mare e così via
fino all’apice di ogni contenuto.
Sappi amare questa forma impermanente di me
i suoi frutti, come magnifica vitalità di atomi
a tornire l’irragionevole assetto delle assi
il senso disseminato dell’udire che porta calore alle finestre
ai barbagli dei mercati, all’udienza enfiata e debordante
che ha la solidità dei corpi, fino all’increspatura iridescente
del reciproco intuito di essere, rami spampanati
di uno stesso albero.