Questa notte, la tua spina
dorsale è stata come dosso
usata da ciò che – o chi – fosse
in passaggio. Ma sarebbe stata anche
ideale per un filmato,
ché – se fosse stata la schiena
più lontana – sarebbe apparsa
simile a riva di sacra isola.
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Quel taglio della luna, sanguina
latte di mandorle. Tu
non lo sai – questo – e continui
a bere caffè.
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Ho ascoltato il linguaggio
di quelle tue mani: mi hanno
solo detto del viaggio
di un unico vento; dei passi
– ampi – quando cammini
sul parquet. Il legno delle assi
non cede e resta intero,
semplice come respirare.
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Voglio giocare a farti
venire avanti – e indietro per un
passo; solo a toccarti
la punta del naso con fili
d’erba bruciata. Agosto
è il tempo dei fantasmi: ogni ombra
ha forma storia posto
qui; noi ne sentiamo la pelle.
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Non lasciare l’Assoluto cadere
nel bicchiere del tuo latte
versato.
Leggerezza, ma pure profondità, nel continuo racconto dell’essere. Momenti di vita, dunque, ma non conclusivi, Una passeggiata sulla mulattiera dell’esistenza nella speranza che la ‘ spina dorsale’ riesca a sopportare il peso d’una ‘soma’ fin troppo pesante, a volte. Ma quel tenue lucore pensato – indi intravisto tra le parole vergate dalla Nostra- mantiene viva una qualche speranza. Vita in fieri, bilanciata in un equilibrio instabile quanto a desiderio e finalità progettuali mentre lo sguardo si perde fra la nebbia d’un misterioso infinito.