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Vernalda Di Tanna – Quattro poesie

Tumefatte le parole dal vino
sono impastate verità alle strade
sotto un olivo tratteggiate.
La pazienza della terra,
uno stormo frantumato
dalla pioggia: bere è stato
misurarsi il respiro, tenersi per sguardi.

*****

Mi abbottoni le note alle parole –
fa difetto alla mia lingua il tuo nome, detto
a viva voce. Il mio cappotto ha il colore
del legno, della carta, ripete il mio umore
mi rende vetro informe dello stesso biancore
che pallido frigge nella nebbia. Ho una voglia
sul petto incolore, ma so che non è colpa
del sole, sarà invece quel grumo
sporgente di anima e cuore.

*****

Mi dico che ora non tornerai
nei pressi della civiltà adorna di vergogna
spoglia dell’odore dei mirti, lontana dalle vecchie
sponde dove approdarono tutti
e sette i difetti e l’amore
divino tua perla, o Venere
scarna che rifuggi il capitalismo:
qui anche l’anima è un automatismo.

*****

Conti il peso dei giorni che ci separano
e non ci stanno sulle dita in sovrappeso
di distanza e d’occhi lucidi. Ed io non ho tempo
per desiderarmi il bene, indovinata la dignità
scalfita dal coltello che si abbandona contro
i fiori pungenti, fragranti come il fiato
del forno a legna. Nel grembo del bosco i piedi
scalzi al di là dei vapori
scosto da inguini di terra e fiumi.

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