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Vernalda Di Tanna – Cinque poesie

Il Trabocco se ne sta in punta
di piedi come il profeta, ligneo
sulle acque immobile sospeso
screziato, sulla pelle del mare
resta di gabbiano un urlo
di bambino un canto ad invertire
rotta ai pescatori:
è la premonizione del mattino
nella fiamma delle stelle.

*

Ascoltano bene gli occhi
dei contadini annaspano –
tra le viti, schiamazzano
bambini, invocano l’amore
e qualche altra diavoleria
divina. Rami – le braccia
disinvolte nella raccolta
delle olive. Intrappolato
nel giaciglio il cuore fa
rete d’ombra e sboccia.

*

L’eternità è un odore forte.
Transumanza. Fango unguento un tempo:
le fatiche di Sisifo, un baratto,
l’amore per l’amore – le natiche
spoglie di Venere – questo latte
versato, un’acida pioggia. Ora
et labora. Zagara e lampone: dove
comincia l’autunno finiscono i pastori:
tratturi autostradali pieni
e bianchi come seni.

*

Mi fruga un raggio ogni ferita
tra le ciglia, il sale disinfetta
smista sogni. Sulle guance
si perdono i confini delle barche
restano vele lontane dalla resa.
Dov’è Itaca? Forse è labile contorno
nella cerniera d’un tramonto, finestra
schiusa assieme a labbra d’ortica
screpolate a primavera?

*

Nelle chiuse case un silenzio giace –
dove ho lasciato anni ad annaspare
e la felpa ad asciugare, chiamano
sbagli le cose che abbiamo
amato. Beve ultimo un respiro
sciabordio di fumo e nuvole –
risorge un male da tutto questo miele.

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