Copycat city
Rimini non riuscita
Berlino non sofferta
Las Vegas non osata,
chi ti ha piantata, strappandoti,
in una toppa d’Asia? Quando
anche solo ispirare un déjà vu
è un’arte fuori dalla tua portata.
Dietro la poetica del plasticone
la famigliola in gita non ha annusato niente.
Lo credo bene, chi è che vorrebbe
farsi iniziare alla disperazione
che ogni notte si rintana stretta
all’oleogramma di un beniamino
sfatto a nostra immagine e somiglianza.
Casba (Dantesque)
Era un viottolo brusco, ruvido non sgraziato.
Mi ci trovavo spesso, di regola al tramonto.
Finiva in un crocicchio quel suo gomito storto.
Addolciti dal fiume che mi scorreva sotto
dei ciottoli predivano forme calde per me:
femmine che abbondavano in sangue, in volume.
Ero carente ovunque e anelai con ferocia.
Dal cuore della casba ai piani alti un plauso
scrosciò com’era giusto sopra il mio peccaminio.
Note sul ballo di mezzanotte*
Per poterlo ingoiare va stilizzato il male
per questo il balletto d’inferno possiede
la simmetria di un’anfora e possiede
la donna a novanta il caprone
ritto in equilibrio sull’asta
precaria sopra il pozzo
per non parlare del pozzo
il pozzo data la sua antichità
avrà un riflesso di ritorno che invecchia
gli occhi gettati a rampone eoni fa,
allunati sul fondo, allucinati.
Preferibile fare come faccio allora
incantarmi sulla cordicella
che vi si cala e oscilla
e non dà ragione al nulla…
sulla cordicella dicevo; e l’insondabile
lasciarlo a chi ne ha fatto coperta,
e telo, e letto sacrificale.
*dall’episodio eponimo ne Il Maestro e Margherita, messa in scena teatrale.
da Diario della baldanza (inediti 2015)
*
Mi sono alzato presto per pagare l’affitto. In sogno il landlord era uno squatter talmente avanti che nemmeno i suoi amici, tutti senza fissa dimora, sapevano dove si trovasse al momento. I suoi spostamenti spericolati di carovana in carovana li lasciavano sconcertati. Il bonifico sarà stato depistato da questo rimbaudino britannico senza poesia e senza schiavi: per questo i miei sudatissimi soldi gli correranno dietro senza mai riuscire a raggiungerlo, tse tse. In realtà la voce al telefono me lo rappresenta inappuntabile e in carriera; in realtà l’operazione fila liscia e lui ingrassa appena.
*
E abbracciala, pezzo di merda… niente di personale, però lei continua a tamburellarti le dita sulla tua gamba, ti cinge il fianco. Mentre più in là sul divano c’è uno con l’espressione simile alla mia, solleva gli occhi, non regge l’intorno, si rituffa nel bicchierino di whisky. Più in là ma giù sul parquet intercetto lo sguardo perso e speranzoso del giovane francese che basta essere lì perché c’è una specie di perfezione in tutto questo. Lei non solo continua il suo contatto a senso unico, ma ti guarda come se fossi un modulo NASA sceso in terra a miracol mostrare. Per tutta risposta tu fai una smorfia squadrata, ma forse è il tuo modo di volere bene.
*
Stancarsi senza effetto, da semisvegli. Il mio piano iniziale non era quello di imitare meriggiare pallido e assorto, ma per oggi è andata così. Gli è che il sole smeriglia le lamiere di una rimessa, è su di giri, gli è pigliato un Renzi-faccio-tutto-io mood. Potrei comunque profondermi sul grigio imperante dell’abitato che certo sole rende brunito alla stregua di pentole di rame, nonché sul grigio imperante che lo stesso sole ora rende spettrale e hi-tech.
*
Rischio grosso, a furia di svelamento e confessione. Il mio aplomb, tanto per cominciare, la melanconia riflessiva che doveva fare la mia fortuna e costringere molti a una commozione inscalfibile. Più seriamente, rischio che scrivano un trafiletto su di me, che io corteggi il nonsense, che qualche ragazza mi sorrida pensando alla riproduzione. Nel caso in cui agissi come scrivo ora, mi troverà in business suit, vincente e ottuso al tavolino di una pausa pranzo, svincolato dalle poche ossessioni che mi conservano tale e quale: il tempo lineare, la critica militante, le gambe sedute o a falcata di certe donne.