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Francesco Ottonello – Tre inediti

Poesie dalla raccolta inedita Acerbe isole

Potrebbe anche salvarci

La donna che verrà a mancare
sarai sterile tua madre morirà
il mio grido assorbito dalla terra
dentro qualcuno, e niente, eppure, sai
essere di parola è scrivere
solo per un gesto.

*

Adduzione terza

Il momento più arduo è il risveglio, quel ritornare al mondo. Doversi alzare solo per la propria forza.

Mi sento osservato, è solo una sciocca immaginazione. Nel lago il corto orizzonte ciò che sogni ha perso per sempre. La voce riverbera sul giacchio, scivolano le pietre, non cadono a fondo. E anche io sto qui e come loro fingo di essere la meraviglia. Faccio finta di essere vivo nella valle dei morti. Mi travesto da giovane a volte: jeans alla moda e cappellino in testa. In giro qualcuno, forse, mi scambia per uno di loro.

Ma arriverà l’età del crollo dei palazzi, vedo quasi una distesa bruna, le carceri di nuvole. […]

*

Mia madre mi ha detto: «il fluire parte da uno zoccolo pesante»

Le ho risposto ma io non sono un cavallo
lei ha ribattuto figlio è solo una metafora


trova qualcosa da non comprare, qualcosa
che non sai, che non puoi, metterti da solo
e sposalo, non costa tanto, solo fatica
immensa fatica e… – respira –
le solitudini esistono per essere smussate
un vestito da cui sognare di spogliarsi
perdere tutto, anche lo zoccolo
che ora ti accorgi di avere nella foga
dell’attimo che già non c’è più

per questo ho sempre amato le zattere madre
ma sono sceso dalla zattera, ma ho indosso l’armatura
ma non so amare l’immenso amore che voglio,
mamma mamma sono ondivago mamma
mamma sono solo uno spazio sfinito
tra le tue lettere e il mare.

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