Estratti da ‘Il femminino e la sua voce’, Il seme bianco, 2017
I
Gli scheletri scivolano
tra i rottami di Aleppo
hanno margherite nelle orbite
metatarsi
piccoli e svelti
che corrono senza muoversi:
la
morte ciondola
la vita corre.
Vedi bambina?
La
gola non c’è più
(lo scolo del gelato e delle caramelle)
la
lingua è stata mangiata;
non è stato il topolino dei denti
che
si è allargato troppo
è
stata una cosa volata giù
dal cielo
(e
cadessero solo stelle
e si chiamassero anche quelle Perseidi).
Sì,
le ossa sono bianche
e fanno rumore,
è l’eco dei denti del
terrore
quando
l’aria sibila
e poi esplode.
Sì, la tua mano sulla mia
fa il solletico
hai le dita scarnate.
Facciamo il gioco
“falange falangina falangetta”?
E mi dai un bacio senza bocca
sulla guancia?
II
Le donne muoiono con gli occhi aperti
anche se fuori piove.
La
vita che è fuggita
rimane lì
cementata alle pupille
smesse
fisse.
La
memoria degli occhi
immortala ciò che è mortale:
la scintilla
di un coltello
il cane armato di una pistola
la fiamma.
Quando
una donna muore
lasciatele gli occhi
prendete tutto il resto
scavate per il fegato, i reni, il cuore
gli occhi no.
Tutta
la sua vita, lì dentro
Tutta la sua morte, lì dentro.
Adagiatela
piano
nel suo eterno legno
non giratele le mani
i
palmi verso l’aria,
il sacrificio è da vedere!
Lasciate
perdere i fiori
spegnete tutte le candele
tacete le preghiere
(ti
prego, ti prego, ti prego
è già stato detto).
Dateci
quattro lati
e l’orco murato vivo.