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Daniela Matronola – poesie da “Tempo tecnico”

A dedication in verse

Attraversiamo
un tempo tecnico
ostile e vuoto
in cui dobbiamo
provare a cavarcela
con stile e a nuoto

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Solo nel poeta notturno trovo il mio nutrimento,
io sorella gotica, fanciulla spaurita, sola a cavarmela nel castello,
senza uno straccio di cavaliere a soccorrere il mio terrore

Sono la testimone, exemplum vociante del patto capovolto,
del riscatto femminile, nell’assenza del salvatore, nel vorticare
randomatico, nuova moda d’esplorazione per la donna nuova

La spiegazione e il motivo della navigazione d’altura in solitaria
li trovo da me,come dell’annaspare nei flutti appena mossi
del vasto oceano senza ripari che è l’esistenza, viaggio ebbro

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Il ragazzo anziano conserva il ciuffo,
l’ardita scriminatura, la sprezzatura,
il limpido rovello, qualche liso ritornello.

Graffia sempre, senza parere. Contraddice
per contraddire. Alla fine si conforma
per imperterrito anticonformismo

Cosa abbiamo imparato è il vero mistero.
Lo sappiamo come notizia ma ancora non è
mescolato al nostro essere minimo:

alla linfa, alle cellule, al sangue.
Ancora non è chimica

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Il gioco iniquo, insidia tutta comminata
con parole a scopo di frattura, finisce
per spargere un velo sporco addosso

Basta guardare fuori, prendere un caffè,
persino seguire le catastrofi del telegiornale

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Il giardino dei ricordi sorge su un gobbo
colle verde: vi incombe sopra l’impianto
crematorio, fabbrica fumante.
È pieno di creature vive, filari d’alberi,
e possenti ulivi cavi – cune d’anime

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I piccoli si ergono a giganti statuari.
Loro da sopra a sotto e noi
a equivocare da giù a su
Riallineiamo la malmisura
Ripristiniamo le geometrie
Parliamoci dentro gli occhi

Débâcle in tre punti:
– figure dopo i figuri
– mostre dopo i mostri
– pressing plurimo dei potentati

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Vi lascerò libri feroci,
testamenti illeggibili

Vi scavalcheranno
Correranno verso la memoria
senza tempo dopo che sarete
tutti scomparsi

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