III
Per riscaldare la mia casa cerco di tornarci presto, la sera.
Mia moglie conta su di me e io a tavola le racconto
[la pesca, alla mia maniera.
Perdonami, le dico, se i miei modi sono bruschi, le mie
[parole a caso.
Vedi, non ho trovato ancora niente oltre quella riva,
[oltre il mio naso.
Un giorno la barca sarà più grande e andremo via da qui,
[da tutto questo.
Lasceremo seccare il giunco, impolverare i mattoni,
[il freddo e quelle poche lumache nel cesto.
Oggi incrocio i remi, seguo il ritmo delle onde, come
[ogni alba, fino al tramonto.
Curvo, a piedi nudi, tra le ferite sulle mani e il sole sullo
[sfondo.
Ecco. Il giorno è finito, andiamo a letto, presto.
Un buon domani, per ora, è fatto di questo.
*
VII
La musica era dei poeti, non mirava alla gloria
E insegnava agli analfabeti la nostra storia
Ora controlla la nostra unicità affievolirsi
E la folla fa finta di divertirsi
Non voglio ascoltatori quieti, ubbidienti
Vi voglio irrequieti, impazienti
Che arte è se la voce è sempre la stessa
La musica deve essere feroce contro chi l’ha oppressa
Voglio che mi continui
Prima che la monocromia si insinui
Non voglio idee per canzoni, ma per la vita
Basta garzoni di merce abbellita
*
XIV
Quando sono nata non ho firmato nessun contratto
La soddisfazione sul lavoro è un concetto astratto
Una vita comandata è una vita sprecata
Ma la società è ormai accecata
Non è esser vivi, ma essere umani l’importante
Non voglio vezzeggiativi, come benestante
Arrendersi alla propria libertà è un piacere indiscusso
Mentre il lamentarsi è il vostro unico, vero lusso
È terribile alla richiesta dell’impiego
L’imbarazzante nudità del bisogno
E io proprio non mi spiego
Perché abbiate svenduto il vostro sogno
*
Versi tratti da Cina: le radici profonde, Gattomerlino editore