C’è voluto tutto il tempo e una gelosa cura
perché il giorno in lui trovasse la sua voce
e una grazia acerba lo battezzasse col suo vero nome
vero sì, ma distante ancora.
Ancora nell’avvenire, ancora dove lo vorrei
pelle del mio abisso e di sconfinati dubbi pregarlo:
toccami, ricreami l’anima con le tue mani,
il corpo con il tuo sguardo; rendimi il tuo genitivo
di pertinenza, cambiami la desinenza.
*
Io sono l’agnello
e lui la lama cui offro il collo
il coltello per il sacrificio
a un dio che dimora nel mio ventre.
*
Ci accorgemmo in ultimo
di quanto vicino fosse
ciò che credevamo lontano
io Achille
lui la tartaruga.
*
(INFINE ANDANDO)
Potrebbe trovare infinite metafore per descrivere ciò
che le accade, ma nessuna lo direbbe meglio se voi
aveste la possibilità di guardarla mentre lo guarda.
Sentireste il vento destarsi dal petto degli angeli e tutto
sarebbe infinitamente più chiaro di ogni più chiara
parola. Allora si mostrerebbe la sola preziosa lucentezza
del mistero, tutto il suo sacro splendore.
Eppure tutta la sua non-luce.
*
Ringraziamo la Samuele editore per i poeti suggeriti. I versi di quest’articolo sono tratti da In canto a te