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Luca Ariano – Poesie

Ma davvero credevi fosse finita
l’estate? Eppure l’hai cercata
in campi di covoni, in cascine
travolte dalla Storia…
racconti di vite e famiglie.
L’hai trovata in quel piatto di rane?
Sai che provengono dai Balcani
– come dopo una guerra –
e tuo nonno in bicicletta
con stivali, torcia e sacco nero
non lo vedrai più.
Bruciano foreste pluviali
e nessuno bonificherà siti,
stagioni di farfalle.
Ci speravi in fondo di rivedere
l’alba a letto con lei,
la luce filtrata di baci,
il suo volto uno sguardo di tela.
Nelle vene sangue antico
– dicono dell’equipaggio di Enea –
e sulla pelle il riflesso
di pitture rupestri, un verso di Virgilio:
confusa per un incantesimo perduto
nei secoli… tramandato da popoli.

*

Dov’è Giggino?
Lo chiamano dal balcone:
sarà a giocare in strada…
non sarebbe più tornato
in Via Roma.
Ti ostini a cercarlo in quei vicoli
tra pietre e piperno:
sai che non risponderà,
la sua partita terminata in fretta.
Con te nei cromosomi:
a chi li darai?
Il suo passo nel giaccone
tenuto come una reliquia,
magari era lì a mangiare
una pizza a portafoglio
con poche lire.
Non verrà come lei:
ha scelto un altro treno,
di quelli che si perdono
nella nebbia di pianura
e tu sul binario.
Come loro che attendo da secoli
e li vedi spianati da carroarmati
e forse rimarranno un trafiletto
della Storia, un’altra civiltà sterminata,
una lingua che nessuno più parlerà.

*

Non si ricorda più nessuno
di quando volevi fare l’archeologo:
Indiana Jones visto e rivisto
e i racconti di tua madre
su Romani, Longobardi, Etruschi.
Oggi a quella mostra avido
come dovessi scoprire nuovi reperti,
intraprendere scavi che nessuno farà più.
L’hai lasciata in un pugno di lacrime
sul divano e non camminerà con te
in una Bologna frenetica prenatalizia.
Quel bollito non è da festa domenicale
quando tua nonna cuoceva per ore
dalla pignatta e il nonno sturava
un’altra Bonarda dalla cantina.
Ti racconterà di un concorso vinto,
una casa nuova un po’ più grande:
«Cerchiamo di avere un figlio!»
Il tuo sguardo curvo
come chi ha dimenticato stagioni.
Su quel treno ragazzi programmano
la loro quotidianità quasi gioiosi
mentre tu davanti all’antica giostrina
attendi sempre tuo padre all’ultimo giro.

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