chi è questa gente che non ti saluta
se non sei più dei loro,
perché ti dicono che sei voce fuori dal coro
ammettilo, ti è bastato poco
di quel mondo di lustrini;
di questa repubblica delle lettere
che ancora trema davanti ai nostri versi
‒ sto qui, nel deserto del foglio,
vivo esiliato,
costretto a non
presentare più i miei libri
dopo i primi rifiuti delle
grandi case editrici…
dopo il manicomio… mai
avrei pensato a un’indifesa
indifferenza,
eppure accade
sono ormai un “imperdonabile”
*
Sofia
Stavamo nel lampo,
tra nuvole basse
e vento
Sophia mi è accanto,
scioglie i baci
Ladri d’amore
nella luna sanguigna,
i tuoi occhi
ricordano
ghiacciai disciolti
Sophia cavalca il genio
con un bacio rubato.
ghiacciai diventano
laghi, e castelli vi si
conficcano dentro
Siamo immortali a noi
stessi ‒ qui dove un fiume
porta il nome del Giglio
per te aspetto
la fine del mondo
sonnambulo, irrequieto
Sappi che ho abbandonato
i miei versi nelle rapide
del fiume, che porta
il nome di un fiore
quasi ad affogare
i tuoi incubi d’amore
a Obre Platz
fischio alla luna,
le piango addosso
Non permettere ch’io dimentichi
i nostri attimi
Lettere, di questo abbiamo bisogno…
di compagnia, amore, e di lettere.
Altrimenti, sparire. Diventare inedito.
Lasciare un lascito.
essere fantasma sonnambulo
per il dio ignoto dei tuoi umori,
calpestando piazze lastricate
nel giorno e nella notte.
divenire inarrivabile,
ambìto dal destino
*
io che non so più
dove abitare
in quale cuore,
dobbiamo rifletterci
nei lampi di Giove
*
a Veronica Tomassini
scrivono che sembro
uscito da un secolo disperso,
mai accaduto
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