Marco Tufano – Anteprima da “Granito e bauxite”

Cosa rimane sui basamenti delle nostre sagome
se ci lasciamo scolpire fin dentro agli organi interni,
alle convulsive linee linfatiche.
Facciamo che ci penetri la mano delle divinità
che sono per noi áncora al terriccio umido,
ai fanghi mobili dell’ incompletezza per un dono
di disequilibrio. Così mentre oscillo sulle mie
ginocchia di granito, mi creo ed esisto.

*

Ignoravo quale dei soffi mancasse al viso
nell’inferno di figure raccattate al mercato
delle coincidenze, null’altro sulle ginocchia
sedati da questa nenia mariana del maggio
un fiore e le sue lacrime di piombo liquido,
il ritorno alla terra, schiacciati, derise nullità
esposte al clima, al caso, alle nostre lame
eppure fedeli ai colori dell’ambra
ai passi circoscritti delle ombre artificiali.

*

È la compensazione che ci prende i gomiti,
li batte sopra marmi aguzzi e cura il dolore
della sera viola sopra le nuvole della statale.
È la grammatica delle ipotesi elementari
che ci preme il fiato tra i denti su questa
strada di radici riaffiorate e voragini.

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