Henry Ariemma – Poesie da “Un gallone di kerosene”

Parola di sacrificio
per ogni dove, congela
amori nella casa della lingua.
Non muta i passi rimarcando
cammini, solitudini ai campanili
come amico da ambire…
Affoga nel mare rosa di sole
al raggio: sale e acqua, cielo e nuvola
nella propria carne…
Gli occhi al cenno strofinano
a non guardare capitolare le mura,
breccia del cuore alle vicine mani
ferme elmi di parole…

*

Tra i canneti, erbe alte ed alberi a radici sporgenti
lo spazio di panchine agli osservatori dell’agone:
con arnese o senza eravamo in fila nel dopo scuola…
Hai bisbigliato quello che non ho sentito e il malinteso
preso piede… Per una volta ci siamo detti non amici…
E ho capito subito al giorno dopo che lo spazio dentro
era cosi grande che ci sarebbe entrata tutta la vita
e gli alberi e la polvere di quei campi e un pezzo di mare
insieme ai nostri sorrisi e silenzi con le nostre attese.


*
Sulla vernice a mezza parete della scuola
hai chiarito: allora come si nasce?…
“L’unione di uomo e donna… Certo è cosi amico mio”.
Parole di padre le tue…

*

Domani cambi casa, dici che sono passati
vent’anni e hai dovuto per tua moglie,
che sta male; che è colpa di questa vita
perché ha avuto un esaurimento nervoso…
”la vedi anche tu è sempre attaccata alla finestra
aspettando chissà cosa, aprendo e chiudendo
le imposte mille volte al giorno, a dispetto
dei passanti e di chi ci sta sopra, sotto,
accanto e di fronte. Per me è una vergogna
e devo andare via questo mese. È tanto peggiorata,
si crede uccello e fa i versi di continuo, tutto il giorno,
molti credono che ho ingabbiato una specie protetta
di quelle tropicali; sai, sono curiosi, devo andare.”

*

Tu sei rimasta sola, hai perso il marito
militare nella casa apparecchiata
libri con gusto d’arte, sola ai quadri
firmati alle pareti, al sollievo
di una guida fabbri e al ricordo
di quei pochi viaggi…
Le guide ingiallite del settantatre
per il mondo ora stretto nella polvere
dei bicchieri mai lavati.

*

Tu fai il dentista e chiudi
bocche come le mosse
al collo del barbiere e parli
solo a legate storture,
supremazie in piedi.
Tiri i denti suadente
torquemada di parole non tue.

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