Se Dio scendesse sulla Terra
non capiremmo.
Dio è sceso sulla Terra
e non parla
resta nella sua pietra
paralizzato nel suo marmo
per parlarci ancora
del silenzio in equilibrio tra due nomi
che rivedendosi non sanno cosa dire
e della camera in cui gli archi si risfregano
dove accordandosi si perdono cercandosi
Accalcarsi sul cuore spalancato dei fratelli
non basta,
sono sconosciuti ormai.
Nemmeno frangere lo sterno
e picchettarlo
di un animale di passaggio
per guardarci dentro
servirebbe.
C’è però chi districa
riduzioni elettriche
filamentose cose del cervello …
…………………………………
… dov’è la carne con l’anima dentro?
No, non siamo sordi più di prima
è la paura della forza d’urto
che impegna nelle scelte
Provano. Amplificano il suono sulle colonne
fili ramificati dal presbitero
come rampicanti
uccidono sulle colline
*
Questa sera è spento il nastro del mondo
e ti rivedo, come sempre
in balia della lentezza di corpi in movimento
mentre rovinano distanze e fuggitiva
la tela del paesaggio indecifrata
non sarà mai sazia
Occorre giungere a una conclusione, come
un cavaliere intravede la battaglia e trema
anche tu consegnerai alla spada il braccio
farai di te la sola grande causa, vedrai
fermare la scintilla al suo scoccare
dove anime in ascolto ora riposano
il ferro che fibrilla nella voce «oltrepassami»
poi impazziscono tutti gli animali
e si tende nuovamente la catena
*
L’attesa è finita
Invisibili calcoli sottomarini
toccarono alla ceca un punto fermo.
Sommessamente vociferava il tempo
l’ignoto incontro
con l’ignota presenza.
Raccoglie, sul finire del giorno, l’acqua
segretamente le ferite, lambite
dell’esoscheletro parziale
inquietano membrane opache.
Anfibi minimizzano
lo sfratto di lesioni non
ancora escogitate.
La scissione è in atto
e le mani già
occupavano il soffitto.
Uomini piccoli dall’autobotte
iniettano mortali
filtri di petrolio
nella luce nera.
La festa è finita.