Grazie ad Alessia D’Errigo per la cura e la segnalazione
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Io sono colei che puoi doppiare senza battute perché nessuna
Voce sarà mai più forte di un sospiro
E tu che mi leggi il labiale coi baci che non ti ho
Dato ora dammi indietro il vento per riempire tutti i miei anni
Il colore dall’alba al tramonto
E la notte che non c’è
L’umida pioggia di Ermione che sono le
Voglie distese
L’umore e il buonumore
Il rumore dell’ancia del fluato
Sull’unica lingua
Possibile
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Tamburo d’ossa
Che sei scheletro dei miei mondi
Spina dorsale
Su due piedi di metrica poetica
Per parlare
eco e rieco
Noi sempre
Declinati in tutti i tempi
E modi
Senza punto di domanda?
L’amore ti parla una volta sola
L’amore ti parla una volta
L’amore ti parla
L’amore
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Prendi le tue ore di distanza quando parto mentre mimo per eccesso di ego una qualsiasi delle mie pose su questo calendario magnetico ad anno aeternum che va ora oscillando in positivo nella mia marina per spondarti là dove batte la mia onda che congiunge in trigoni ed opposizioni i nostri astri dominanti nella casa dove si trovano i nostri segni e le nostre cicatrici che passeranno disattese sui muri che come cariatidi abbiamo innalzato e toccheranno forse qualche millimetro di vuoto da colmare o forse faranno il centro di qualche storia millenaria a me coeva o meno di catastrofi epocali che alcun sismografo ha mai registrato a meno di quanto si possa immaginare nei silenzi fra le partiture degli spartiti che fra una sorda nota di infinito che si pavoneggia di chiudere le sinfonie con un occhio chiuso ed uno aperto ad nuovo indirizzo cui evocare per mantenere l’ensemble della realtà o funzione dominante che è la sola eccezione che conferma la nostra regola e ragione di esistere per trasgredirla di continuo e ripetere nella voce di altri alcuni la nostra voce nel tempo di un singhiozzo che la porta via da ognissia