Entre deux
L’inverno sterile rigetta il corpo
malato dell’estate – ecco che il
pianto lo inarca e la gola chiude
– che soffochi la ripudiata: m’ha
abbandonato, m’ha abbandonato nel
settembrino suicidio dello sguardo. Lui
era molto allegro. L’erba è cresciuta
calpestata dallo stivale, attraversata
dall’ombra. Come recisi il verso ricolmo
proprio a metà, così recisi la carne dell’inverno.
Le beau mariage
Il bianco cadrà. Il bianco si spoglierà
del vestito da sposa. [Devo spostare
il monte più a sinistra]. Ora tende
le braccia alla croce e s’aggroviglia
su di lei, si fa parola ed è goccia di sangue.
Aiuto! Il mare abbandona il sepolcro
alla vista, leva un grido che si rompe
sul mio ventre e tremo e tremo e scorro.
Ma la pietra tombale raccoglie il vermiglio
e il bianco ritorna a spogliarsi nell’Infravisibile.
À bout de souffle
L’estate s’è vestita di bianco ed
è caduta: scricchiolava, gemeva.
Un giorno ci ha sorpresi a passare
vicino alla pallida piramide, dietro
il cimitero, (il pino ululava), tu dipoi
te ne sei andato e non m’hai salutato.
Basta inverno maledetto! Vieni, giriamo
l’angolo; l’estate ha ormai affogato
il corpo nella vasca da bagno, crudel
verso anche tu [gonfio di pillole] ora sei brutto.