I
Ai bordi della strada che da casa
porta al lungo viale sul mondo
cumuli di sabbia e farina in vetri verdi
e un cielo viola senza scogli;
poche macchie sulla via e volti in successione
e il mare come una funivia verso l’orizzonte;
dentro il secchio dell’umido
un mazzo avvizzito in tre rose;
c’eravamo tanto detti di volerci bene:
si dicono molte cose.
II
Un’alba pavida alla finestra
e le antenne sui tetti a suturare la luce.
La tenda dalla terrazza sfugge
alle lusinghe del vento, una ninfa.
Tra le parabole e i cornicioni
l’orizzonte biascicato dalla luna che muore.
E i tuoi occhi sfocati
che pure vorrebbero vedere ancora
e invece dormono;
una catarsi l’aurora
scivola in strofa
sul mattino e lo divora
e tu sbadigli su chissà quale sofa.
Ma se io arrivassi tra le stoffe alle tue finestre
come un inverno alle porte dell’autunno
e sigillassi sotto un crine in neve le tue promesse,
sobbalzeresti forse appena a braccia conserte:
[ti chiamerei dandoti del tu
continueresti il tuo sogno che non mi conosce:
[o diresti: almeno, non più.
IV
La notte si è taciuta
ho un amore inerte che dice:
quando si è sulla sabbia mobile
bisogna muoversi il meno possibile.
Ti attendo: il palmo teso,
(cieco credo inesploso)
ma se a dio preferisco il cielo è perché anche lui è come me nudo
se a dio preferisco il cielo è perché non mi piace si spogli uno solo.
Poi dentro questo timore poi sarà capitato anche a te
di fare l’amore per distrazione
di tentare di soprassedere al dolore
poi dentro questo timore poi è capitato anche a me
eppure mi sei
e chi fra le braccia tengo, chi mi carezza,
si ferma e mi guarda, dice talvolta
ho paura della tua tristezza.