a cura di Pietro Romano
Malsania
Non eravamo poi proprio felici –
felicità è soglia che non si fa varcare –
ci bruciava negli occhi
matura giovinezza
salvezza alla caligine dei giorni
La malsanìa del tempo
distorse i passi e li aggiogò al capestro
Maschere
Scende la sera sull’anima dei fiori
sparuti voli resistono
agli attacchi insolenti delle offese
Giunti alla resa
sciogliamo il nastro degli eventi
Cammineremo palpeggiando i muri
verso una stagione sconosciuta –
maschere denudate
in attesa di nuovi vestimenti
Mattutino
Sei tornato nel sonno mattutino
-piccolo dono estorto a mani avare –
e avevi sulla bocca
l’oro del tuo silenzio risolino.
Ti frugavo nel cuore con le mani
per trovare di me qualche frammento
una scaglia rimasta conficcata
nella tua carne d’uomo.
Poi ti oscurò la luce
e fu di nuovo giorno.
Batte nei timpani
Mi giace dentro il silenzio
e mi sommuove una furia di sangue
nell’ora che attrista foglie d’aria
È la stagione del miele
La conchiglia caduta
nel pozzo d’agosto
ha perso il suono del mare
Batte nei timpani
una nenia d’amore
e di lontananza.
Senza tempo
Raccontami i tuoi pensieri
a cavallo dei giorni senza storia
l’ansia colata a picco nella noia
la monotona routine
di pratiche d’ufficio da sbrigare
Nella tela che tesse il quotidiano
rimangono attaccate
le incredibili imprese del donchisciotte
che adesca la penombra
La vita si assottiglia
già non è che refe
dipanato a rammendarci gli occhi
*
Resta la mano tesa verso l’ignoto
l’insopprimibile voglia
di battere un tempo
che non conosca tempo.