Maria Teresa Carbone | Calendiario

a cura di Giovanna Frene
da Calendiario (Aragno, 2020)


vorrei essere te
turista giapponese
come un marziano atterrato a roma
dal pianeta degli anime e dei manga

vorrei essere te
vedermi da fuori da lontano
una macchia bianca e sfocata
nel grandangolo del colosseo


*


quando sfioravo il polso di mia madre
il sangue saliva scuro in superficie
col tempo la pelle si fa più sottile

un tempo dicevamo bello e brutto
ogni cosa aveva il suo contrario
adesso siamo sullo stesso lato, vecchi


*


giorno di neve senza neve
bianco di neve sospesa
di lenzuola stese sulle cose
stesa sotto le lenzuola
la sua vita sospesa


*


è tempo di guerra e penso al mio cane
è nero e peloso e morbido
e io penso
se avessi molta fame
vorrei mangiarlo?
penso anche altre cose
se virginia
avesse avuto figli
si sarebbe uccisa con la testa nel forno?
penso anche: era mia madre che voleva
uccidersi per amore
e aveva scoperto che non ne valeva la pena?
vale la pena vivere mangiando il proprio cane?


*


incalzavano i barbari
e noi in fuga verso l’era glaciale
la preistoria unica via di uscita

di lontano vedevamo fuoco e fiamme
ma la sera di Londra è quieta e luminosa
la casa numero 71 è in una piazza appartata


*


a volte sogno di salvare il mondo
che per questo e non altro sono nata
e sogno che saprò cosa dire e cosa fare
e stesa dentro il letto
mi figuro incontri e discorsi e forse
forse una fine tragica
e sogno e mi vergogno
di sognare queste cose
di lasciare il mondo non salvato

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