Stefano Carrai | Equinozio

proposta della redazione
da Equinozio (Industria&Letteratura, 2021)


La terza raccolta poetica di Stefano Carrai, che segue alla Traversata del Gobi (2017, Premio Viareggio) e al Tempo che non muore (2012), ci presenta in modo più denso e articolato i temi del tempo e dell’attraversamento memoriale. Assistiamo, come ci ricorda Martignoni nella prefazione, a molteplici “discorsi”, interferenze, voci: spezzoni musicali, parlato quotidiano (frammisto con tratti “alti”), elementi visivi e dati di un mondo che sembra sempre sfuggire. Una raccolta che, quindi, ci proietta in una realtà fatta di segmenti nervosi che, come particelle di senso, ci costringono a un lavoro di ‘tenuta’, di raccolta.. Questo “io” franto riesce a rimandarci immagini, storie e epifanie di una storia nazionale, portando a galla fatti e dettagli colmi di senso: l’alluvione di Firenze del ’66, Superman e L’Eroica, un film veneziano con Virna Lisi e Max Von Sydow, gli slogan dei cortei giovanili del ’77, le chitarre elettriche Strato, l’Italia postbellica, la valigia di cartone di un modesto viaggio di nozze, la passione per il rock, la tovaglia venduta in spiaggia («molto bella poco caro»)” ma anche il funambolico dribbling di Gigi Meroni, a fianco del bollettino serale del Covid. Una poesia che trascende l’archivio per ricordarci, in modo lieve ma profondo, che: «non mi è piaciuta mai l’idea di essere / una cosa sola». E in questo segno c’è tutta la potenza di un messaggio lanciato ad un’epoca.

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