Fael Marescotti | Poesie

proposta della redazione


Trinchiamo le ossa alle ossa, il sangue al sangue,
che s’innervino i canti
a questa flessuosa luce, al tralcio
dell’indomita Pietà.

Vacilla il mare in preghiera nel volto
di un bambino mai nato.

*

Fosse almeno un occhio questo sguardare
che allaga nella notte:

più nulla possiamo essere ai confini
delle vene, alle orbite
occluse delle stelle.

Ecco il tralignare di Dio, l’insania
che disacerba i canti:

dalla gola dell’abisso deflora
la risacca del padre,
il suicidio del figlio.

*

D’un cielo irreparabile le stelle
che bevono la notte
sono intrappolate in vani deliqui
di albe e di sogni. Un estinguersi eterno
l’abbrumarsi del fuoco-

Com’è pesante l’agave che s’inforca
nel Vuoto intatto alle mie spalle.

*
(Non fui per la volta prima del cielo,
alle vertebre spezzate nel vino,
al costato ardente della Nascita)

*

Opaca la marea azzurreggiava,
sghembo il diluvio scrosciava il rovescio
d’una luna calante

che calava, guerreggiava e sfibrava
la grazia nel riflesso bianco sull’ala
nera della morte più sommersa

e tramutava il vento nella voce
ondeggiante e assassina
della mia più mia Musa:

ancora una volta ti incontrerò
ancora una volta ci canteremo.

*

Un guado d’acqua stellata le gambe
torpide dei morti, che s’ingorgano
negli anfratti del Nulla.

Un sole scarlatto stride nel vento
asciutto delle mie ginocchia
intrise di tramonti.

Ma dove sistemerò gli strascichi
della luce già stanchi e sdilinquiti
qui, sui miei poveri palmi?

Ma dove getterò questo troppo amore,
questo mio violoncello che lacera
la mia incessante anima?

Rispondi