a cura di Antonio Merola
traduzioni di Bernardo Pacini e Clarissa Amerini
da Il tunnel – Antologia di poesie in prosa (Taut, 2022)
Charles Simic lo introduce così: «Chiunque abbia avuto la grande fortuna di ascoltare una lettura di poesie di Edson, probabilmente non avrà dimenticato l’esperienza. Edson ha fatto sganasciare dalle risate i suoi spettatori o li ha tenuti inchiodati alla sedia per lo stupore». Ci fidiamo, per questo cerchiamo una lettura di Russell Edson (1935 – 2014) al New York State Writers Institute. Basta l’incipit, che scoppia una sonora risata. Poi la poesia continua, altri ridono. Ma come? Si può ridere a una lettura di poesia? Già. Si può.
È merito di Taut Editori se possiamo leggere Russell Edson in Italia, nella traduzione di Clarissa Amerini e Bernardo Pacini, dopo una prima diffusione a cura di Riccardo Duranti e ricostruita su «lay0ut magazine». Il tunnel – Antologia di poesie in prosa (2022) seleziona da una ricca produzione che va da The Very Thing That Happens (1964), fino alle raccolte What a Man Can See (1969), The Clam Theater (1973), The Childhood of an Equestrian (1973), The Intuitive Journey (1976), The Reason Why the Closet-Man Is Never Sad (1977)e The Wounded Breakfast (1985). Titoli che sono tutto un programma.
Sono state definite «poesie in prosa» o «favole». Ma a etichettare la poesia americana si compie una specie di fraintendimento. Torniamo all’alba, siamo nell’Ottocento. Ralph Waldo Emerson immagina una letteratura che non sia più il trapianto di quella europea. È il principio trascendentale della self-evidence: ogni poesia detta da sé il proprio ritmo. Poco dopo Walt Whitman crea Leaves of Grass (1855), con la sua «frase oceanica». Emily Dickinson balla sulla pagina bianca a passi di – – –. È da questa totale libertà metrico-formale che nasce la letteratura degli Stati Uniti. Una tradizione che fa della poesia americana un unicum, perché si propone come una rottura, potremmo dire, tradizionale; una tradizione rotta nel momento stesso in cui si afferma come tradizione.
E che trova nell’oralità, una porta. Pensiamo a come ancora John Freeman introduce i poeti in Nuova Poesia Americana, Vol. III (Black Coffe, 2021) «A un reading di poesia sentivi nascere il nuovo. Era la sirena libera-tutti […] È il caso di evidenziare che negli Stati Uniti i reading poetici sono stati il falò intorno al quale si sono sviluppati nuovi movimenti». Senza una tradizione millenaria alle spalle come quella europea, la poesia americana si ispira ai ritmi dell’oratoria e della retorica, alla voce dei sermoni puritani, alle epifanie della mistica, alla musica jazz. Mangia intuizioni per vivere. Lasciamo la parola a Russell Edson, citando da una traduzione di Riccardo Duranti e recuperata su «lay0ut magazine»: «È vero, le poesie sono fatte di linguaggio, ma l’immagine resta essenzialmente un fenomeno non-verbale e quindi la povera immagine ha più cose in comune coi sogni che con il linguaggio. L’arte della poesia consiste proprio nel rendere mediante il linguaggio ciò che nel linguaggio non può essere reso […] Fintantoché il linguaggio di una poesia è abbastanza lucido da non intorbidire l’immagine e non tenta di andare al di là dell’immagine, tutto è possibile. Più l’immagine è folle, meglio è; più l’immagine è strana, più è meravigliosa».
Edson non ha mai lasciato la sua casa in Connecticut. Ai reading, era la voce a mettersi in viaggio e presenziare per l’uomo. Chiuso in casa, con l’immaginazione in viaggio, come per Emily Dickinson. Ostinato in un mondo che non c’è. Cerchiamo di figurarcelo, mentre all’improvviso gli balena questo incipit: «Un vecchio entrò dentro una zuppa e agitò un cucchiaio di legno contro il cielo». O magari questo: «Un uomo scrisse testa sulla testa, mano su ogni mano e piede su ogni piede». Edson sa che è un rapporto tutto loro, tra lui e la poesia. Gli si presenta così: «Un uomo è una roccia in un giardino di sedie e aspetta da lungo tempo che tutto finisca». O così: «La casa si sente male in sala da pranzo e comincia a vomitare». Vale la pena di continuare.
La caduta
Un uomo trovò due foglie, rientrò tenendole in mano e dicendo ai suoi genitori di essere un albero.
Al che loro dissero vai in cortile e non crescere in salotto, che le radici potrebbero rovinare il tappeto.
Lui disse stavo scherzando non sono un albero e lasciò cadere le foglie.
Ma i genitori dissero guarda è arrivato l’autunno.