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Spostamenti #23 | Prisca Agustoni

a cura di Giovanna Frene
introduzione di Fabio Pusterla
da Verso la ruggine (Interlinea, 2022)


SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole


[…] Verso la ruggine trae spunto da una catastrofe ambientale, o per essere più precisi da un eco-crimine perpetrato alcuni anni or sono e seguito a ruota da altri avvenimenti nefasti che riguardano il Brasile ma che per metonimia valgono per tutti noi. Ecco rapidamente il rosario cupo di date e fatti: nel novembre 2015 crolla una diga nello stato di Minas Gerais e il contenuto tossico di un gigantesco bacino (62 milioni di metri cubi di acque acide di provenienza mineraria e di fanghi velenosi) si riversa nel principale fiume della regione, il Rio Doce, devastandolo. Ci sono morti, naturalmente, ma ci sono anche conseguenze forse irreversibili sull’ambiente che circonda il fiume e sulla popolazione indigena dei Krenak, che vivono sulle sue rive e che dal fiume traggono sostentamento. Ad oggi impunite le multinazionali responsabili della catastrofe, come da trito copione; poco dopo, altri crolli e colate di fango provocano un numero ancora più alto di morti. Tre anni più tardi, un incendio spaventoso e simbolico distrugge buona parte del Museo nazionale del Brasile, a Rio de Janeiro; preludendo ad altri incendi, questa volta amazzonici, che devasteranno le grandi foreste nel 2019, provocando colonne di fumo che oscureranno il cielo di Saõ Paolo. Intanto, nel gennaio del 2019, si è insediato al potere Jair Bolsonaro, rappresentante dell’ultradestra brasiliana e fieramente avverso a ogni intervento a tutela dell’ambiente, delle minoranze e dei loro diritti. […]


perché dissotterrare fossili
perché scavare nella memoria
per trovarvi terra su terra
ossa su ossa
una storia che pianta radici in bocca,

quei sorrisi di falce o di luna,
così bianchi nella notte,
imitano urla stridenti
oppure gesti di bambola
gelosa del proprio segreto
di chi tutto vede ma non ha voce

-*

anticipare cent’anni in un’ora
varie generazioni in un unico gesto
definitivo come aprire il mattino la finestra

: davanti a noi ciò che già fu luna
e arida crosta
ora rispecchia delle orme inquietanti

la pelle squamosa
e occhi infossati

raccontano col silenzio dentro l’aria
l’agonia dei pesci stritolati dalla lava

*

Watu muore, Watu è ammalato
Dov’è Watu che sanguina dai suoi innumerevoli polsi

-*

i detriti sono di ferro e legno
sotto la melma, scorrono piano
fanno del muschio sulla pietra,
come dei morbidi cuscini

per i corpi nel fondovalle
poi anche gli occhi si chiudono
chiari come rischiarano le lucciole
la notte, lenti come lente si spengono
all’indomani le stelle

-*

li trovarono accatastati,
uno sull’altro, come di chi
fa l’amore in fretta e furia
stretti, uno nell’altro, gli occhi
persi in un abbraccio estremo
per non esser colti sul fatto.

Questa volta, però, il tempo
tagliò netto il loro fiato

AGRIPINA

ero in giardino a raccogliere la malva

dopo il frastuono sono corsa in casa
ho cercato mia figlia

era ancora lì, nel suo letto

aveva rivoli di terra
che le scendevano dagli occhi

le guance come rocce
calcaree scavate dal tempo

aveva cinque anni e una febbre insistente

le ho portato il tè caldo
con l’acqua scura del pozzo

le ho sfiorato la fronte
ma le mie dita hanno lasciato impronte
come dipinti rupestri sulla pietra

il suo fiato sapeva di malva
aveva cinque anni e ancora tiepido il corpo


SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole


Questa rubrica di poesie, Spostamenti, nasce dalla necessità prima di tutto di dare voce al testo poetico mediante un commento, inteso questo come pratica di lettura e rilettura lenta, necessarie per cogliere quei meccanismi del testo che spesso la lettura veloce che il web suggerisce occulta. Per certi versi, la pratica del commento tanto somiglia a quella che, nell’ornatus, è la caratteristica dei tropi: si tratta di compiere uno spostamento, una sostituzione, un cambiamento di direzione che investe un elemento originario, e che nel nuovo elemento che sorge altrove rivive in una veste traslata. La pratica del commento, infine, richiede un servizio umile e gratuito al testo poetico.

La rubrica avrà inoltre uno spazio dedicato alle “parole sulle poesie”, ossia alla recensione e/o segnalazione di libri di poesia, ma anche a testi che verranno ritenuti utili per quel che concerne la dimensione del fare poetico. In quanto a ciò che viene designato con “parole sulle parole”, si intende dare spazio all’ambito saggistico, ma anche a interventi di poetica e a interviste, con apertura a tutti coloro che desiderino dare il loro contributo.

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