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Spostamenti #28 | Anna Maria Curci

a cura di Giovanna Frene
di Sonia Giovannetti
da Insorte (il Convivio, 2022)


SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole


Non si può uscire indenni dalla lettura delle poesie di Anna Maria Curci. O meglio, non si può non esserne turbati. I suoi versi sono infatti un’ulteriore conferma di come l’apparente abbandono dell’espressione ai flussi di coscienza porti la parola poetica ad esprimere con immediatezza il magma emotivo più profondo e oscuro che sommuove la nostra anima; ciò che non può darsi senza conseguenze sulla percezione che abbiamo della realtà.  Questo, del resto, è l’ufficio proprio della poesia, un poiein che fa da formidabile scandaglio della nostra più segreta interiorità, astenendosi dall’ anteporre all’ espressione poetica una preordinata intenzionalità. La Curci, d’altronde, ci ha abituati a questa speciale attitudine propria della poesia, già manifesta nella sua precedente “Opera incerta”. Nel suo “Insorte”, tuttavia, si rende altresì evidente, quasi a mitigare l’irriducibilità di un lessico oracolare, la presenza di un tracciato di riferimenti storico-letterari che guida e, insieme, lega internamente le tre sezioni dell’opera. Nella prima, “Tragedia e idillio”, fonte unitaria di ispirazione sono i miti della classicità, che sembrano esprimere una valenza veritativa e salvifica della parola, specie quando supportata, come in “Psyche”, dal sentimento di amore, e insieme una manifestazione della sua natura intrinsecamente polisemica (si pensi ai “fiumi di metamorfosi disciolte” in “Ciane”).

Nella seconda sezione – “Quando tace il latrato” – è lo smarrimento e l’angoscia del vivere, l’inesorabilità del dolore a fare da leit motive ai versi; ne fanno fede i riferimenti al poeta tragico Trakl, alle landolfiane “Labrene”, all’Esiodo delle “Opere e i giorni”, antico e sublime cantore della fatica del vivere; anche se, persino nel raggelante e sconsolato scenario di questa sezione, si concedono margini alla speranza ( “Di luce che scolora”) e si fa appello, come estremo rimedio, alla sacralità della “parola che cura e non offende” (“A sera lenti nuove”).

Una parola che, si potrebbe presumere, saprebbe curare persino ferite incancellabili – le stragi orrende di Piazza Fontana, di Ustica, degli omicidi di mafia –  se solo, di contro a quegli “appunti fatti a pezzi” e a quelle “righe cancellate” (“Sottotraccia”), si elevasse un civile e coraggioso “controcanto a pifferi e trombette”, si restituisse cioè alla parola la verità di cui essa sa essere, nel suo uso più degno, nobile portatrice.

È un omaggio esplicito alla parola, infine, la terza e ultima sezione della raccolta, “Tolle, lege”, che suona come invito imperioso a riconoscere il potere della parola, ancorché essa, dono privilegiato dell’uomo, sia affetta da inestinguibile ambiguità, la stessa ambiguità insita nelle cose del mondo e della vita, intessute di opposti: orrore e amore, disperazione e speranza. Opposizioni rese già evidenti nella seconda sezione del libro (“Nell’angolo del verde che concerta” “Di luce che scolora”), ma che qui, dove “tutto è connesso” – dice la Curci rendendo un commosso omaggio a Scardanelli/Holderlin – appaiono ricomposte e riscattate nel segno di una ritrovata speranza nel magistero della parola. La parola, il “narrare”, porta infatti “riconoscenza” (“E ogni giorno”). Di più, come leggiamo in “Trobairitz al pianto”: “È vuota la parola? Te lo chiedi ogni giorno”, e la risposta con cui la poetessa conclude l’ultima poesia della raccolta sembra inequivocabile: tu, trovatore, col tuo canto “vesti di luce il buio”.

La parola, dunque: ambigua e specchio dell’infelicità del mondo, ma anche rimedio al dolore e portatrice di amore. Sta a noi scegliere quale uso farne, sembra dirci con partecipe, profonda emozione Anna Maria Curci.


Ciane

di natura imperfetta e sete immensa
è l’essenza di scorrere e cercare
nell’intralcio di lacci e cesure
di paratie ferrigne arrugginite

fonte azzurra di pianto e condanna
è sosta e ripartenza di papiri
fiumi di metamorfosi disciolte
vicenda di addensare e rifluire.

Di luce che scolora

Di luce che scolora
che libera e cattura.

Lungo la strada s’apre
replica alla tristezza.

Lo stupore in agguato
la vince sull’affanno.

Tolle, lege

Dietro i vetri i tuoi libri
custodiscono pagine da aprire
in tutti i tempi, dicono: tolle, lege!

Dato per perso, è pur tenace il filo
rincorso a capitomboli sventati.
Prende fiato e dal margine addita.

E ogni giorno

E ogni giorno, bellezza, ogni giorno
sia camminare a fianco
oppure salutarsi,
perché con il ritorno,
tra narrare e narrarsi,
spunti caparbia tra gramigna e gragnola
la riconoscenza.

Trobairitz al pianto

Al pianto che martella
replica trobadora:
tu rivolta il berretto,
non distogliere sguardo,
canta e poi canta ancora.

É vuota la parola?
Te lo chiedi ogni giorno,
sopito e sulla strada,
ché si prosegue affianco,
messer lutto e scudiera.

Lunghi tratti in silenzio
e in sordina si accorda
la nota melodia
di pianto e menestrella:
vesti di luce il buio.


SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole


Questa rubrica di poesie, Spostamenti, nasce dalla necessità prima di tutto di dare voce al testo poetico mediante un commento, inteso questo come pratica di lettura e rilettura lenta, necessarie per cogliere quei meccanismi del testo che spesso la lettura veloce che il web suggerisce occulta. Per certi versi, la pratica del commento tanto somiglia a quella che, nell’ornatus, è la caratteristica dei tropi: si tratta di compiere uno spostamento, una sostituzione, un cambiamento di direzione che investe un elemento originario, e che nel nuovo elemento che sorge altrove rivive in una veste traslata. La pratica del commento, infine, richiede un servizio umile e gratuito al testo poetico.

La rubrica avrà inoltre uno spazio dedicato alle “parole sulle poesie”, ossia alla recensione e/o segnalazione di libri di poesia, ma anche a testi che verranno ritenuti utili per quel che concerne la dimensione del fare poetico. In quanto a ciò che viene designato con “parole sulle parole”, si intende dare spazio all’ambito saggistico, ma anche a interventi di poetica e a interviste, con apertura a tutti coloro che desiderino dare il loro contributo.

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