a cura di Lorenzo Pataro
da Quasi una cosmologia (Interno Libri, 2021)
Dentro una mattina di luce che filtra dalle persiane. Quasi più buio che luce. Fuori, il bosco. È l’età ancora dell’inconsapevolezza, della pura presenza, di un gesto, di un tocco. È l’età in cui la pura presenza, un gesto, un tocco ancora bastano, ancora non hanno bisogno di altro. Avverti una presenza, vieni sfiorato da una carezza. È l’inizio di una memoria, è l’inizio di una storia.
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Accettare le cose come fenomeni, per quello che sono, nel loro darsi – vivere attraverso i corpi. Lasciare alla vita di rivelarsi – rinunciare all’esigenza delle ragioni e dei torti.
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Non è vero che tutto è simbolo, che tutto è analogia: non c’è esperienza del mondo che non sia tua, che non sia mia. Allora tutto è simbolo, tutto è analogia: ma solo quando accade il miracolo, per un istante o forse più, che la visione del mondo tua coincida con la mia.
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Ciò che testimonia la nostra fedeltà al contempo la esige: verità sommerse che il vivere, nel suo traffico quotidiano, dimentica e cela; volti nell’ombra, che la vita ci chiama a cercare – e che prima o poi, nel suo aprirsi alla luce, rivela e disvela.
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Amare freneticamente ogni stagione che viene e che ritorna. Vederti e ritrovarti, ogni volta – uscire dai ricordi, avverarti, uscire dall’ombra.