a cura di Giovanna Frene
introduzione di Pina Piccolo
traduzioni di Marina Sorina
SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole
Ho assistito solo due volte alle performance poetiche di Elina Svetsytska: a Milano nell’ambito di un festival delle arti ucraine e a Roma al MAXX dove era presente in qualità di ospite speciale del tour Piantare un fiore nella terra bruciata. In entrambi i casi sono rimasta colpita da una sorta di respiro epico che emanava dall’espressione e dal linguaggio del corpo della poeta e sebbene pronunciasse parole che non capivo lo stesso intuitivo che avessero una portata storica. Poi grazie alla traduzione, entravano in scena il quotidiano con le sue aspirazioni contenute, nel momento in cui la tranquillità dell’esistenza viene sconquassata dall’irruzione della guerra, angeli travolti da case che crollano, lo scotch che barra le finestre, paesi come torce che non smettono di ardere, la trasformazione dell’individuo il cui corpo incattivendosi produce artigli. Una poesia che lascia il segno, imbastita su un canovaccio di complessità linguistica e sedimentazioni storiche che anche noi poeti situati nell’occidente dell’Europa faremmo bene a raccogliere.
Abbiamo raccolto i brandelli dell’esistenza,
Il fumo nero si dissolve piano piano.
A Sloviansk vivevamo, a Donetsk vivevamo.
Le nostre anime disperse, come grani mortali.
Come dalla terra stessa, dalle vene stesse,
dai muscoli stessi, impregnati d’oscurità,
il fuoco nero si è espanso attraverso il mondo,
alla bugia sacra dalla sporca verità.
Basta, basta colpire gli uccelli coi cannoni.
se avessimo potuto, come uccelli saremmo volati,
A Sloviansk vivevamo, a Donetsk vivevamo,
volevamo tornare, tornare a casa.
La melma della guerra ci assorbe tutti,
in mezzo alla piazza nemica, nella città straniera,
A Sloviansk vivevamo, a Donetsk vivevamo,
volevamo tornare, tornare a casa.
Ma di casa ci è rimasta solo la chiave,
la vittoria senza braccia, il ribrezzo senza fine.
L’Ucraina si erge nel buio europeo,
e, come alta torcia, arde, arde…
*
Prego per tutti coloro che sono in viaggio,
di nuovo sulla strada stridente
nomadi siamo,
di nuovo la carreggiata della notte ci
porta all’ignoto,
ci porta sul pianeta straniero,
sconosciuto.
prego per chi è senza casa, rassegnato,
immerso nelle lacrime e nei sogni…
sopra l’angelo ferito ululano le sirene,
ondeggia nel cielo una frontiera incerta,
che come corda si è protesa
nell’amara lontananza ,
e non sa dove portare il corpo indifeso,
sul mondo lacero, sulle notti insonni,
sull’angelo ferito piange il Signore.
questa aria è pregna di ferro e di fumo,
dolente come una ferita aperta, la terra.
prego per chi è rimasto senza la difesa
delle mani che abbracciano notti da lontano.
qui, nella mia finestra, lo spazio è barrato,
con una croce di nastro adesivo,
è cosi nel tempo di guerra.
e a loro si rivolgono gli alberi e le
montagne:
“tornate al più presto. Tornate da noi”.
*
leggo le notizie ed ecco,
qualcosa di brutto accade:
mi crescono gli artigli,
mi spuntano le zanne,
un guscio mi ricopre la schiena.
attorno – la terra nera
non sangue, ma fuoco che piange,
non corpo, ma carne selvaggia,
non cervello, bensì covo di serpi.
come faccio a vivere, ora?
come non temere me stessa?
Dio ce ne scampi,
se mi vedono i bambini –
potranno mai trattare con me?
come potrò vivere ora?
…ma è una novità davvero?
Elina Mykhailivna Sventsytska, nata nel 1960 a Samara, ora Russia e attualmente rifugiata ad Anzio, è una scrittrice, filologa ucraina, professoressa dell’Università Nazionale di Donetsk intitolata a V. Stusa, docente del Dipartimento di Filologia e Giornalismo Slavo dell’Istituto di Filologia e Giornalismo dell’Università Nazionale di Tavri intitolato a V. I. Vernadskyi. Scrive poesia in ucraino e prosa in russo ed è autrice di otto libri come pure di articoli sulle opere di Oleksandr Blok, Vyacheslav Ivanov, Anna Akhmatova e altri. Vincitrice del Turgenev Short Prose Festival (1998). Suoi scritti sono stati pubblicati nelle riviste: “New Youth” (Mosca), “New Literature Review” (Mosca), “Khreshchatyk” (Kiev), “Collegium” (Kiev), “Donbass” (Donetsk), “Dykoe Pole” (Donec’k ) . Vincitrice di numerosi premi internazionali tra cui il primo premio del Festival di Prose brevi di Mosca, l premio della Biblioteca ucraina di Filadelfia (USA), del premio letterario intitolato a Leonid Vysheslavskyi “Il pianeta del poeta”.
Marina Sorina, scrittrice, traduttrice e interprete free-lance, guida turistica. Nata a Kharkiv e residente in Italia dal 1996, ha conseguito il dottorato di ricerca in letterature comparate presso la Facoltà di Romanistica dell’Università degli Studi Verona. Vicepresidente dell’associazione Malve d’Ucraina. La sua ultima raccolta di racconti si intitola Storie dal pianeta Veronetta (Tra le righe Ed., Lucca, 2018).
SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole
Questa rubrica di poesie, Spostamenti, nasce dalla necessità prima di tutto di dare voce al testo poetico mediante un commento, inteso questo come pratica di lettura e rilettura lenta, necessarie per cogliere quei meccanismi del testo che spesso la lettura veloce che il web suggerisce occulta. Per certi versi, la pratica del commento tanto somiglia a quella che, nell’ornatus, è la caratteristica dei tropi: si tratta di compiere uno spostamento, una sostituzione, un cambiamento di direzione che investe un elemento originario, e che nel nuovo elemento che sorge altrove rivive in una veste traslata. La pratica del commento, infine, richiede un servizio umile e gratuito al testo poetico.
La rubrica avrà inoltre uno spazio dedicato alle “parole sulle poesie”, ossia alla recensione e/o segnalazione di libri di poesia, ma anche a testi che verranno ritenuti utili per quel che concerne la dimensione del fare poetico. In quanto a ciò che viene designato con “parole sulle parole”, si intende dare spazio all’ambito saggistico, ma anche a interventi di poetica e a interviste, con apertura a tutti coloro che desiderino dare il loro contributo.