cura e introduzione di Giovanna Frene
da Ex madre (Arcipelago Itaca, 2022)
SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole
Qualche giorno fa, per chiudere quest’anno di attività della mia rubrica ‘Spostamenti’ nella nostra rivista “Inverso”, ho pensato di chiedere a Francesca Del Moro di trascegliere un testo dal suo ultimo libro di poesia, che parla del suicidio del figlio e del rimanere orfani della maternità. Non sapevo bene come avrei commentato una poesia del genere, ma Francesca mi ha spedito anche una breve introduzione: “Di recente, la dimensione della prima comunicazione di un fatto tragico ha acquisito una nuova importanza per me, perché al convegno di Padova organizzato dall’associazione De Leo per la Giornata internazionale dei sopravvissuti al suicidio, a cui io ho partecipato come testimone e leggendo dal libro, ho ascoltato un intervento molto interessante in cui si parlava delle caratteristiche, della preparazione che deve avere chi è tenuto a dare notizie così tragiche e improvvise. Il modo in cui viene comunicata una morte per suicidio, o omicidio, o incidente, rimarrà per sempre impresso nella memoria di chi sopravvive e potrà influenzare l’elaborazione del lutto. Questo mi ha riportato alla poesia che ti propongo in cui io ricordavo il viso buono di questo poliziotto che sembrava uscito da un film, era giovane e bello con gli occhi azzurri e uno sguardo dolcissimo, una delicatezza infinita nel gestire il tutto, nel venirmi incontro. E ugualmente chi mi ha ridato il computer e il telefono due mesi dopo, era un funzionario di polizia gentile che si è commosso nel salutarci e ha avuto un pensiero dolce per noi. Nella burocrazia atroce che si accompagnava alla morte di mio figlio, queste persone e non solo, hanno brillato come luci amorose facendomi capire che ci sarebbe stato ancora del bene e che a quello mi dovevo aggrappare.” Il testo è costruito sull’accostamento quasi stridente, creato dalla congiunzione avversativa ma, tra quello che è il linguaggio burocratico e standardizzato, che le forze dell’ordine devono usare per registrare un suicidio (estremo gesto, gesto insano) – linguaggio che però rasenta una tragica comicità proprio nell’uso di un’aggettivazione elevata e melodrammatica –, e la vivida e spontanea umanità espressa nei volti (viso buono) e negli occhi (mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime), prima ancora che nei gesti e nelle parole, da due poliziotti, il primo nel comunicare il fatto, ancora in strada, il secondo, nel restituire gli effetti personali dopo qualche settimana. Eppure non è questo stridore, quasi di faglie che si urtano e scorrono con notevole attrito, lo stesso che scaturisce ogni volta che si tenta di scrivere l’indescrivibile, il dolore più profondo? Non è questa la condizione che lega, a ben vedere, le narrazioni dei fatti, di ogni fatto – parole che scorrono di bocca in bocca, e talvolta cadono sulla pagina? Non è lo sforzo della poesia ogni volta frustrante, tale che si scrive nonostante la letteratura, eppure senza di essa non si potrebbe decifrare il mondo?
L’estremo gesto, il gesto insano.
Il rapporto di polizia si concede
qualche cliché letterario.
Ma io ricordo bene
il viso buono di chi quel giorno
mi ha fermato sulla strada
e gli occhi lustri di chi ci ha ridato
i suoi effetti personali
mentre i nostri si riempivano di lacrime
e il suo ripetere commosso
non è colpa vostra, mi raccomando,
ricordate, non è colpa vostra.
SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole
Questa rubrica di poesie, Spostamenti, nasce dalla necessità prima di tutto di dare voce al testo poetico mediante un commento, inteso questo come pratica di lettura e rilettura lenta, necessarie per cogliere quei meccanismi del testo che spesso la lettura veloce che il web suggerisce occulta. Per certi versi, la pratica del commento tanto somiglia a quella che, nell’ornatus, è la caratteristica dei tropi: si tratta di compiere uno spostamento, una sostituzione, un cambiamento di direzione che investe un elemento originario, e che nel nuovo elemento che sorge altrove rivive in una veste traslata. La pratica del commento, infine, richiede un servizio umile e gratuito al testo poetico.
La rubrica avrà inoltre uno spazio dedicato alle “parole sulle poesie”, ossia alla recensione e/o segnalazione di libri di poesia, ma anche a testi che verranno ritenuti utili per quel che concerne la dimensione del fare poetico. In quanto a ciò che viene designato con “parole sulle parole”, si intende dare spazio all’ambito saggistico, ma anche a interventi di poetica e a interviste, con apertura a tutti coloro che desiderino dare il loro contributo.