da Foglio di via e altri versi (Quodlibet, 2018)
a cura di Bernardo De Luca
Coro dei deportati
Quando il ghiaccio striderà
Dentro le rive verdi e romperanno
Dai celesti d’aria amara
Nelle pozze delle carraie
Globi barbari di primavera
Noi saremo lontani.
Vorremmo tornare e guardare
Carezzare il trifoglio dei prati
Gli stipiti della casa nuova
Piangere di pietà
Dove passò nostra madre
Invece saremo lontani.
Invece noi prigionieri
Rideremo senza requie
E odieremo fin dove le lame
Dei coltelli s’impugnano.
Maledetto chi ci conduce
Lontano sempre lontano.
***
E quando saremo tornati
L’erba pazza sarà nei cortili
E il fiato dei morti nell’aria.
Le rughe sopra le mani
La ruggine sopra i badili
E ancora saremo lontani.
Saremo ancora lontani
Dal viso che in sogno ci accoglie
Qui stanchi d’odio e d’amore.
Ma verranno nuove le mani
Come vengono nuove le foglie
Ora ai nostri campi lontani.
Ma la gemma s’aprirà
E la fonte parlerà come una volta.
Splenderai pietra sepolta
Nostro antico cuore umano
Scheggia cruda legge nuda
All’occhio del cielo lontano.
Canto degli ultimi partigiani
Sulla spalletta del ponte
Le teste degli impiccati
Nell’acqua della fonte
La bava degli impiccati.
Sul lastrico del mercato
Le unghie dei fucilati
Sull’erba secca del prato
I denti dei fucilati.
Mordere l’aria mordere i sassi
La nostra carne non è più d’uomini
Mordere l’aria mordere i sassi
Il nostro cuore non è più d’uomini.
Ma noi s’è letta negli occhi dei morti
E sulla terra faremo libertà
Ma l’hanno stretta i pugni dei morti
La giustizia che si farà.
Manifesto
MIO POPOLO CANAGLIA
ROTTO DI CENTO PIAGHE
MIO POPOLO ASSASSINO
MIA VERGOGNA
DUNQUE ORA BISOGNA
NON ESSERE PIÙ SOLI
NON ASPETTARE PIÙ
NON AVER PIÙ PAURA
POPOLO DI DOLORE
LA BOCCA PIÙ IMPURA
PUÒ OFFRIRE L’AMORE
PIÙ FORTE
MIO POPOLO DI MORTE
LA MANO PIÙ FERITA
PUÒ DARE LA MISURA
PIÙ GIUSTA