di Giorgia Deidda, Ilaria Palomba, Emilia Vetere
la fotografia di Ilaria Palomba è stata scattata da Dino Ignani; quella di Emilia Vetere da Giulio Irving
Agrodolce vita, Un'eterna sconfitta, e tuttavia non smetto di prendermi cura. Agrodolce lotta in cui ridiamo sempre in quanto ultimi. E sento sgretolarsi l'argilla che io credevo marmo tra le dita. Agrodolce vita, in cui non smetto mai di amare ciò che mi ha tradita. * Io non posso contenermi per far felice chi dice di volermi aiutare a stare meglio, a prendere farmaci tremendi per non suicidarmi. Io non posso essere diversa da quello che sono, scrivere in una lingua educata, precisa. Non sono capace di altro che di questa dissipata trama del vento. Ma perché dovrei fidarmi di te? Aderire a un ideale politico o psicoanalitico. Io sono la rivolta delle streghe o forse più nulla, soltanto silenzio. * Gracchia la luna stanca, si ricopre di buchi cesellati dai grammi di buio pesto. È la stella, la volpe che illumina il roseto nerastro, l'uncino che s'aggrappa a Dio per mantenere il tendaggio. È un incastro di fili che non riesco a sciogliere, se non quando l'ora sottiene al suo tempo. Mi chiedo perché il cielo sia azotato; forse perché piove acqua pura e nessuno gli ha mai sfilato del sangue in circolo. Le vene bluastre si accendono sull'orbita dell'occhio violentato, dell'immagine scorticata da cui fuoriesce, lentamente, sangue a grumi. È paradisiaco sostare tra il buio e la luce che scopre le spalle; il loro lineamento perfetto stride con la lingua che batte sul dente cariato. Biblica è l'immagine di Oloferne, quando entrai in modo sottile, staccando la pelle a Giuditta; avevo mozzato la testa trascinando come lama la mia lingua biforcuta sulle dune cerebrali che pulsavano come Quasar, con la corrente staccata ed un brillìo di scaglie che scorticava la bocca. Sogno che la cattiveria si sciolga come acido e porti via i corpi di chi non sa accogliere l'umano sguardo, di chi conta ripetutamente con le mani ed è povera di spirito, di chi brucia l'amore per invidia. Saremo tutti presi, uno ad uno, un giorno, e riportati all'amore perduto, quello che un tempo si estinse e seguitò nel pulsare la morte.