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Rosaria Lo Russo | Tande

a cura di Giovanna Frene
da Tande (Vydia Editore 2023, collana Nereidi a cura di Cristina Babino).


SPOSTAMENTI #89
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole



*

Il mio lui ha letto Mein Kampf, ammira Hitler. è è amico del padre 
di uno dei due Ludwig, allievo di un imbalsamatore di prede
da caccia grossa, i due chirurghi estetici, di quelli che peccano
magistralmente contro Natura cioè contro Dio, secondo un mai
soppresso schema dei delitti e delle pene, cioè è pecca sapendo
di peccare, convinto di dovere, e se ne compiace. Mente o forse è
non ricorda più niente di tutto questo? Forse è è solo l’istinto macella-
io? Ma della bella macelleria, quella con i quarti appesi, trofei a scolare
sacro dolore. Dentro quale mito morto gli s’è svaccata la configurazione?
Lo vidi a spasso, una volta, con una vacca bionda che sembrava
un trionfo trans: era la sua innamorata collaterale, era l’effetto placebo
di un naso rifatto, e le labbra, i gommoni, a grandeggiare. In quale
memoria nera non riesco a affogare questi guizzi di figurine
debosciate? Questi guizzi di pintura fiamminga: ecco i Reali Comprimari
di Spagna, quando schiava schivo di sguincio le mani di sogno
del bruto e soffoco prona nel mio sudario incesto. Una pioggia in apnea
di colpi alla cieca e cesso del tutto di respirare, allora, mi addormento,
pare, ma pago troppo cara questa fatal quïete.

*

Origlia in quinta, la tenda grigia è un sudario. Dietro le membrane
dei timpani si sollevano gridi, soffochi, gorgogli – se scosta la tenda
le comparse assoldate assordano – ma a scomparsa la tenda grigia
dichiara il mondo asettico. Si spaccano setti nasali e si rifanno
docili profili ritratti da Antonio del Pollaiolo al Poldi Pezzoli. Una stretta
alle corde vocali e la bambina è accordata, schiamazza altrove. Distolta
dal nascondiglio verbalizza la ricostruzione di un volto apollineo
e torna a nascondersi in quinta, a scomparsa.

*

Contempla con rabbia la faccia aurata di San Miniato al Monte
Prova a inanellare qualche avemmaria, per fedeltà al non più suo
nome. Niente. Niente da fare. La faccia d’oro di San Miniato splende 
ottusa, riflette come uno schermo piatto il biancore pixelato
dei suoi inquilini. Suonate i vostri cannoni, noi suoneremo le nostre 
campane. Chi l’ha detto. Guarda su Wikipedia. Quassù ogni sasso invoca
una ripetizione a memoria, uno snocciolo di devozioni, come un disco
rotto, si potrebbe dire, essendo tornato di moda il vinile. Vae victis,
parlotto, parcere subiecti, creeping to the Cross. Aspetto che torni Dio:
tutto invoglierebbe a questa bella passività fidente, vile, liquorosa
ridente, mesta e rassegnata, docile, devoluta. Ma già si odono dabbasso
i rombi e le sgommate delle auto di lusso guidate da bellimbusti beceri
a spasso a i’ piazzale e l’aura dolce è disfatta, la dolce speme svanita.
I candidi inquilini dietro il muro cenano puntuali coi morti alle sette,
annusano le loro essenze svaporate dalle umidità delle radici
del gelsomino che invade aereo l’ala di pietra della facciata.
Ventuno grammi il residuo fisso della tua spiritosaggine?


Odigitria

Il vostro miele

Il vostro miele

impregna la farina dei denti

Il vostro miele

cola sulle dita come una preghiera

Il vostro miele

è biondo caldo come me

Il vostro miele
sulle ginocchia sbucciate 
dalle cadute in bricichetta
Il vostro miele
sanguina sulle mie ferite
Il vostro miele 
brusco nel retrogusto
Questo miele impastato di farina 
si ferma, impregna
i cuzzupi di Pasqua
Questo miele impregnato 
di luce bionda
come me
Tenetevelo
il vostro miele
Questa secrezione 
Questo latte d’ape
che ronza in bocca
Questa vostra secrezione
rotonda
Che ingoio 
ingrata ingorda
Alle acacie infine torneranno 
le mie gocce assonnate
Alle loro spine
le vostre spine
che secernono miele biondo
incenerito
Trasparenza di miele spento
Cenere alla cenere 
Il vostro miele
Il mio miele
Quel retrogusto quaresimale che punge 
il fondo del palato

*

Il vostro miele 
che non allappa
scorre

senza additivi

continua a sciogliermi la lingua

invischia
Io di voi me ne infischio! 
Me ne infischio di Voi

Del vostro miele
Invischia

Non ha additivi
il secreto purissimo
il lievito madre
la panacea
la papagna che m’adduorme:
Extra Ecclesia Nulla Salus 

bofonchia
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