a cura di Riccardo Canaletti
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L’idea di domani che resta cugina dello ieri: su Dizionario delle notti e prima (Lombardi 2020)
Il titolo di questo breve commento fa il verso a un testo raccolto in uno dei libri precedenti di Iuri Lombardi (Il condominio impossibile, Poetikanten 2016). A ben vedere il grado di parentela che stabilisce la relazione tra ciò che avverrà e ciò che è avvenuto rispecchia l’anima poetica dell’autore, a cavallo tra l’immobilità del passato (ipostatizzata dall’idea di dizionario di quest’ultima prova poetica) e l’alterità non troppo dissimile da ciò che è stato e che, in ogni caso, deve pur accadere quantomeno in un tempo diverso. Due cugini sono in un rapporto, appunto, simile, in cui la dimestichezza del sangue, la condivisione di una dinastia, non mentirà troppo sui loro destini, ma dove nulla di ciò che sono e sono stati è così vincolante da impedire quel po’ di gioco che si deve al domani.
Così, nell’inventario morbido e spontaneo di un animo temperato e al tempo stesso quasi di epicureo pentito, Lombardi ci consegna un ritratto della vocazione di poeta fortemente imparentata a ciò che la poesia è stata eppure ancora aperta alla novità, sì lirica, ma anche riflessiva in modo piano, netto, quasi intellettuale. Una poesia che non concede nulla alla prosa ma che non per questo si allontana da un modo di intendere il dettato in versi che sappia cogliere il respiro proprio del discorso, della vita, della storia. Dunque, quasi una biografia in frammenti. E come ogni biografia Dizionario delle notti non prescinde dai testi precedenti di Lombardi e anzi, forse li precede, se vogliamo prestar fede alla nozione di destino, che è prima degli eventi. Ma questa precedenza non estrania l’autore dalle sue esperienza, facendo sì che l’uomo sì confermi un soggetto metafisico costruttore della Storia. Assolutamente. Come nota nella prefazione Stelvio di Spigno, il soggetto di Dizionario delle notti (Arcipelago Itaca 2020) è un attore resistente di una battaglia che lo ha plasmato più di quanto lui non abbia plasmato la battaglia. Ma oltre la battaglia, nella guerra che è il desiderio, la quotidianità, la salvezza, ecco che il soggetto, anche solo per essere attraversato da questa battaglia, deve farsi attraversa, e dunque avvicinarsi ai suoi pericoli, al campo, alle armi, ai soldati; ai nemici.
Ecco, una raccolta a cavallo, come si è detto, di un autore a cavallo; a cavallo tra la cultura poetica passata e la freschezza per nulla banale di chi crede che de André sia un poeta. Una resistenza alle storture accademiche che non nega i meriti di quella stessa scuola (la lirica) che in Lombardi è presente e muta nel corso delle sue opere. In Dizionario delle notti qualunque dimensione spesso astratta dall’uomo (come la poesia stessa) diventa invece un obiettivo umano ed esistenziale, qualcosa che si incarna anche semplicemente nella conta delle cose fatte, dal momento che ogni cosa, se ha bisogno di essere definita, non può chiedere che una definizione che sia pure (e pura) poesia.
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Non c’è atto più intenso del sopravvivere,
quindi tutto si rapporta a quello.
È nell’uomo il seme dell’autoconservazione
e in essa costruisce la propria civiltà,
il senso all’esistere.
Il concetto stesso darwiniano si rapporta
ad un sistema di maggioranza.
Chi vuole vivere (e la bellezza è una delle poche vie)
in realtà vive solo estinguendosi.
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Del paesaggio il treno avvolge il nero
nastro, piove sui finestrini sporchi,
increspa la diga alta e verticale
dell’aria ai confini disegnati e nulla
accade: sulla soglia due bambini.
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Custodisci in te il seme della febbre
l’impazienza del morbo che divora
stesi su di un letto pieno di rasoi
il corpo sazio di pene e d’amore;
al margine del cielo di Scirocco
che ride gemme l’acume del suolo.
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A Alfonso Canale
Il mondo non ci capirà mai, neanche
se provassimo a tradurre in versi
il cielo sceso tra di noi: nel letargo
degli angeli, nella caduta di Lucifero.
I tuoi occhi misurano distanze;
la poesia è un modo per non esserci.
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VI
Di questa estate la cosa più bella
è quando spegni la luce e ti affidi
nuda al buio: non è chiaro quanto
mi cerchi come uno scoglio cui aggrapparti:
come il mare vado a intermittenze.
Non è oltraggiare Dio la soluzione;
soffro da sempre il gracidare dello stato;
di lui patisco troppo l’intromissione.
Di questa estate conteremo i caduti
dell’eccidio dei grilli parlanti.