a cura di Giovanna Frene
introduzione di Stefano Modeo
da Un doppio limpido zero (Interno Poesia, 2023)
La presente pubblicazione non è la prima antologia di poesie di Raffaele Carrieri. Una prima scelta antologica era stata infatti elaborata dallo stesso autore nel 1970: il volume, uscito nella collana ʻʻLo Specchioʼʼ dell’editore Mondadori e intitolato Stellacuore, conteneva una selezione di versi già pubblicati tra il 1945 e il 1969 più due sezioni di testi inediti. Un’antologia questa che prendeva le mosse proprio da Lamento del gabelliere, raccolta considerata dall’autore, evidentemente, come la prima pubblicazione poetica rilevante.
Al 1976 risale invece Poesie scelte, a cura di Giuliano Gramigna sempre per l’editore Mondadori. Per questo lavoro, il curatore ripropose l’antologia d’autore del 1970 con poche esclusioni, affiancandovi una selezione di testi editi in Le ombre dispettose (1974) e in Gli dei scapestrati (1972). Se tale pubblicazione ha il merito di offrire un ampio sguardo sulla poesia di Raffaele Carrieri, tuttavia è priva di due importanti raccolte, Fughe provvisorie (1978) e La ricchezza del niente (1980), le quali chiudono la produzione ed esprimono l’ultima fase della vita del poeta.
Ho scelto di farmi promotore di questa terza antologia, intitolata Un doppio limpido zero insieme alla casa editrice Interno Poesia diretta da Andrea Cati, poiché entrambi ritenevamo doveroso rendere omaggio a uno dei maggiori poeti pugliesi del Novecento e perché si possa riprendere un discorso critico intorno all’opera di Raffaele Carrieri, avendo uno sguardo quanto più ampio possibile. La presente antologia infatti permette non solo di far circolare testi diventati da molti anni irreperibili sul mercato, in quanto mai più ristampati, ma soprattutto consente al lettore di accostarsi all’opera di Carrieri attraversando l’evoluzione della scrittura e dei principali snodi tematici. Si tratta dunque di un lavoro necessario per far continuare a vivere i versi di questo poeta, la cui qualità continua ad essere riconosciuta da interventi e contributi critici anche recenti. Raffaele Carrieri merita, a nostro parere, di essere considerato una voce imprescindibile della poesia italiana del Novecento, ma non solo, è auspicabile un’edizione critica di tutta la sua opera, che tenga conto anche della produzione narrativa e della critica d’arte.
dalla Prefazione
Lamento
Non pesa il fucile ad armacollo
né il pastrano né la cartucciera
lo stivale non pesa nella sera
né la brina sulla bandoliera.
È l’ora ventidue, manca un minuto:
il giro della luna s’è compiuto.
All’oscuro le pietre sono colte
da improvvisa tacita morte.
In cielo non scorre fiume
la foglia più non riluce
il muro è tornato muro
e lo stivale ancora stivale
sopra il cuore del gabelliere.
Quando canti
Civetta, quando tu canti
quando batti sul mio cuore
l’antico mesto richiamo,
quando intrecci sul mio cuore
il primo al secondo anello
come un doppio limpido zero,
quando dai cieli morti
al silenzio vedova torni
nel breve giro di un suono
leghi la mia alla tua notte.
Apprendo un altro silenzio
Apprendo un altro silenzio
alla fine del giorno:
la sera attendo
il tuo ritorno.
Con la tua mano
al posto vuoto
la polvere tolgo
a poco a poco.
In ciascun giorno
di nuovo ti perdo.
In ciascun angolo
ancora ti aspetto.
Col tuo occhio
mi guardo intorno:
dietro ogni muro
mi trovo solo.
Di silenzio in silenzio
ti scorgo, ti sento
e parlo da solo
tutto l’inverno.
Dimesso l’affanno
Dimesso l’affanno;
quieto, distante, separato
e infine perdonato
da quelli che mi amarono.
Questo mucchietto di cenere
in mezzo alla foschia
sono io; e l’erba che sopra
vi cresce, ancora verde
la mia poesia.
Ho poco meno di cent’anni
a Domenico Cantatore
Sino alla fine sono incerto
se andando a ritroso
fui gallo da combattimento,
pesce cammello granchio.
Se avessi potuto scegliere
avrei preferito essere
in fondo, in fondo al mare
taciturno corallo.
Mancano nelle mie carte
camuffate
gli anelli intermedi
tra femmine e maschi.
Fuggirono probabili padri
in territori vergini
creando nuovi anelli
con metalli più nobili.
Ho poco meno di cent’anni:
non sono fra i galli
non sono fra i coralli.