traduzione di Nicola Crocetti
da Poesie scelte (Crocetti, 2020)
Cose nascoste
Dalle cose che feci o dissi non cerchino d’indovinare chi fui. C’era un impedimento a trasformare il mio modo di vivere e di agire. C’era un impedimento, e mi fermava molte volte che stavo per parlare. Dalle mie azioni meno appariscenti e dai miei scritti più velati – da questo solo mi conosceranno. Anche se forse non varrà la pena che facciano tanti sforzi per capirmi. Più avanti – in una società perfetta – apparirà di certo qualcun altro che mi somigli e agisca da uomo libero.
Dalla scuola del celebre filosofo
Fu studente di Ammonio Sacca per due anni; ma lo annoiarono la filosofia e Sacca. Poi entrò in politica. Ma piantò anche quella. L’eparca era un idiota; intorno a lui, marionette ufficiali, sussiegose; orrendo e barbaro il loro greco, poveracci. Per un po’ fu persino attratto dalla Chiesa: battezzarsi, diventare Cristiano. Ma ben presto cambiò opinione. Avrebbe senz’altro rotto con i suoi, ostentatamente pagani; gli avrebbero subito sospeso – orrore! – le loro generose sovvenzioni. Qualcosa, però, doveva fare. Diventò cliente abituale delle case corrotte, dei segreti covi del vizio di Alessandria. In questo la sorte gli era stata amica; gli aveva regalato un corpo stupendo. E di quel dono lui si deliziava. Almeno per altri dieci anni ancora sarebbe durata la sua bellezza. Poi forse sarebbe ritornato da Sacca. Se nel frattempo il vecchio fosse morto, avrebbe scelto un altro filosofo o sofista; si trova sempre qualcuno adatto al caso. Oppure, infine, si sarebbe dato di nuovo alla politica – encomiabilmente memore delle tradizioni di famiglia, del dovere verso la patria, e simili pompose fesserie.
Anna Comnena
Nel prologo dell’Alesside, Anna Comnena piange la propria vedovanza. È in preda alla vertigine. “E”, ci dice, “fiumi di lacrime m’inondano gli occhi… Ahimè, i flutti” della sua vita, “ahi, le rivoluzioni”. Per la pena brucia “fino alle ossa, alle midolla, all’anima lacerata”. Ma la verità sembra un’altra: quella donna avida di potere ebbe un unico cruccio, ebbe un solo grave dolore (anche se non l’ammette) quella superba Greca: non aver potuto, lei, scaltra com’era, conquistare il trono; glielo tolse quasi di mano quell’impudente di Giovanni.