Nizar Qabbani | Corrompere i testi, corrompere il cielo, corrompere le mura

cura e introduzione di Vincenzo M. S. Vassallo
da Il fiammifero è in mano mia e le vostre piccole nazioni sono di carta e altri versi (Edizioni San Marco dei Giustiniani, 2001), a cura di Valentina Colombo


Nizar Tawfiq Qabbani (21 Marzo 1923 – 30 Aprile 1998) è stato un poeta, scrittore, editore e diplomatico siriano. Politico poeta e poeta politico, voce della Siria e suo poeta nazionale nonché tra i più importanti poeti arabi contemporanei, Qabbani si fece poeta eretico per i potenti che tennero la sua terra al guinzaglio e poeta terrorista per i potenti che dall’Occidente vennero a strappargliela. Per il suo popolo arabo, il suo popolo del terzo mondo, il suo popolo degli oppressi, però, altro non fu che poeta dell’amore: l’amore della terra, l’amore della lotta, l’amore della libertà. La sua poesia, donna come la terra, come la lotta, come la libertà, fu nella sua mano il fiammifero con cui dare fuoco al mondo, alle piccole nazioni di carta dietro cui i potenti si nascondono, contraffacendo mandati divini a legittimare un potere rubato ai popoli, ai bambini. Ma Qabbani parla con Dio, che gli insegna parole di fuoco per un odio dell’odio, odio mosso da amore. Il suo ‘fronte interno’, che gli costò le accuse di eresia, fu la lotta per la liberazione poetica della donna e per la ricerca di un eterno femminino rivoluzionario che sanasse la frattura affettiva del suo popolo e della sua cultura. Il suo ‘fronte esterno’, che gli costò invece quelle di terrorismo, la lotta per la liberazione e l’indipendenza della sua terra e di tutte le terre occupate dai poteri coloniali e imperialisti, la lotta per l’unione e per la liberazione di tutti i popoli oppressi. Troppo libero per i conservatori e troppo arabo per i liberali, la sua vita di fuoco e contraddizioni, di odio mosso da amore e di amore mosso dall’odio, tornò al Creatore a Londra, nel cuore dell’Occidente, ben lontano dalla sua Damasco che rivide soltanto da morto, come da sua volontà. La morte però non bastò a rendere inoffensiva la sua parola poetica, che ancora brucia e ci ricorda che “Non si tratta di giocare con le parole. / Il poeta deve scegliere la sua battaglia / o abitare la casa dei morti.” 


Questo è un omicidio

1

Dicono di me che sono un poeta maledetto.
Certo, io scrivo
poesie maledette
io infrango usi
etica
e nobili virtù

2

Dicono anche
che sono responsabile del nostro fallimento spirituale
e popolare, della frustrazione, della sconfitta.
Narrano mille e una storia sul mio conto.
Ogni artista nella mia patria
galleggia sul mare della calunnia
ma io sono sempre saldo
come la scialuppa sul mio vascello
dai fulmini, dai lampi
ferita dell’impeto della tempesta.
Perché io vivo, mia signora, in una patria
nel cui codice penale “parola” è sinonimo
di “omicidio”.

3

Non ti affliggere per me, amica mia,
perché tutti gli omicidi di cui sono stato accusato
sono giusti omicidi.
Non ho forse detto che questo mondo senza una donna
sarebbe un ammasso di pietre?
E che chi non conosce la passione
non può sapere cosa sia la civiltà?

4

Non ti affliggere per me, amica mia,
l’unico crimine da me perpetrato
è l’aver vietato ai nomadi di tenere in conto di cibo le loro donne.
L’unico peccato da me commesso
è aver rifiutato la sottomissione
l’aids politico
il pensiero ufficiale
le turpi organizzazioni.
L’unica offesa da me arrecata – oh meraviglia! – 
è aver votato per la voce di Fayruz
e non per il governo.
L’unico errore da me commesso
è aver rifiutato che il popolo venisse calpestato
con le vecchie scarpe.
È questo l’omicidio.
È questo l’omicidio.

5

Amica mia,
tenera amica mia,
non ti affliggere per il mio sgomento
i tiranni alla fine cadranno
e si leverà alta la poesia e infinita.

Abu Gahl … acquista Fleet Street

1

Sono scomparsi da Londra
i begli autobus rossi?
La cammella con cui ce ne siamo andati da Yathrib è diventata
un mezzo di trasporto
nella capitale della nebbia?

2

I nomadi si sono introdotti
a Buckingham Palace
e dormono nel letto della Regina
mentre gli Inglesi compilano la loro storia
partono
e sostano – come solevamo fare noi – 
sulle rovine.

3

Ecco i Banu Taghlib
a Soho
e a Victoria
che arrotolano le lunghe tuniche
e ballano il jazz.

4

Forse l’Inghilterra ha iniziato
a riprendersi nonostante le chiacchiere dei nomadi
e la sinfonia dei sandali?

5

Forse l’Inghilterra ha iniziato
a camminare sui marciapiedi con ciabatte e kefiyya?
A scrivere da destra a sinistra?
Sia lodato il cambiamento!

6

'Antara cerca nella notte un’occidentale
bianca come il burro
e dalle gote lisce come la mezzaluna
da mangiare come un uovo sodo
senza sale – in un minuto – 
e solleva i pantaloni!

7

Nei parchi non sono rimasti
né un’anatra né un fiore né l’erba.
La capretta pascola fuori dai cancelli
gli uccelli sono fuggiti dal loro cielo
mentre regnano sovrane le mosche.

8

Ecco gli ‘Abs … all’ingresso della metropolitana
che tracannano boccali di birra ghiacciata
e azzannano un pezzo
di seno a ogni signora.

9

Forse i nostri grandi scrittori sono caduti
nella Borsa del riyal?
L’Inghilterra è forse diventata la capitale del califfato?
Il petrolio ha preso a incedere come un re
lungo la via della stampa?

10

Giornali
giornali
giornali
che aspettano il cliente all’angolo della strada
come le prostitute.
Giornali che sono venuti a Londra
per praticare la libertà
si sono trasformati – grazie al petrolio –
in prigionieri di guerra.

11

Siamo venuti in Europa
per attingere alle fonti della civiltà.
Siamo venuti … per cercare uno spiraglio sul mare
dopo essere stati strozzati come un collo di struzzo.
Siamo venuti… per scrivere le nostre libertà
dopo che lo tile ha assediato i nostri corpi.
Tuttavia… quando abbiamo preso il controllo dei giornali
i nostri scritti si sono mutati
in retorici bollettini della Camera di commercio.

12

Siamo venuti in Europa
per respirare aria pulita.
Siamo venuti
per scoprire di che colore è il cielo.
Siamo venuti
sfuggendo alle frustate del gioco e della repressione,
a un dolore lancinante e alla terra.
Tuttavia… non abbiamo visto un fiore leggiadro
né scorto una sola volta una bianca colomba
e il deserto permane in noi.
Permane il deserto.

13

Da ogni parte… le locuste ci assalgono.
Divorano i versi che scriviamo
e bevono l’inchiostro.
Da ogni parte… l’aids attacca la nostra storia
e assedia le anime e i corpi.
Da ogni parte… ci sparano addosso il loro petrolio
uccidendo le cose più belle
quindi uno scrittore è addomesticato
uno scrittore è noleggiato
uno scrittore è venduto all’asta.
Allora il cherosene di casa nostra è diventato sacro?
Il petrolio nella nostra storia è diventato un critico malevolo?

14

Per l’Uno e Unico… nella Sua altezza
ogni copertina è adornata
e vengono composti falsi panegirici.
Il pensiero arrivista marcia sulla Sua fronte
per baciare la nobile tunica.
Ma si tratta di giornalismo
oppure dell’ufficio cambi?

15

A casa loro ogni discorso è proibito
A casa loro ogni libro è crocifisso
allora come può comprendere quel che scriviamo
chi legge le lettere al contrario?

16

Colui che desidera vincere
la gara per la libertà
deve baciare
mattina e sera
le ginocchia del principe.
Deve camminare gattoni
e farsi cavalcare dal principe!

17

Colui che governa la nostra terra non cerca
un artista
ma un affittuario.

18

Colui che ha molto vissuto porta alla stampa mercenaria
un insieme di buste chiuse
e subito dopo
scoppiano i latrati e gli insulti a catena.

19

Che cosa appartiene nei nostri libri ai comunisti?
Hanno lasciato Lenin alle spalle
e hanno deciso 
di cavalcare la bellezza!

20

Siamo venuti in Europa
per godere della libertà d’espressione
per scrollarci la polvere dalle spalle
per piantare alberi nei giardini della coscienza.
Come mai siamo diventati, con il passar del tempo,
cuochi 
al servizio di Alessandro il Grande?

21

Tutti gli uccelli che
erano soliti fendere l’azzurro del cielo
a Beirut…
e posarsi sugli alberi e i davanzali…
il petrolio ha bruciato la loro superbia
il loro bel piumaggio
e le loro gole
e sui tetti di Londra
muoiono.

22

Utilizzano lo scrittore famoso … per i propri fini
come un laccio delle scarpe
e quando esauriscono il suo inchiostro
e le sue idee
lo buttano via come una carogna.

23

Per lui è una piccola moschea quotidiana
per l’altro è una colonna
la sola differenza tra loro
è la maniera di prostrarsi
e prosternarsi.

24

Non alzare la voce… perché sei fedele
non criticare mai una pistola
oppure un governante solo…
perché sei fedele.
Sii incolore, insapore, inodore.
Sii senza opinione
senza una grande causa…
perché sei fedele.
Scrivi del tempo,
dei semi che è vietato esportare – se vuoi – 
… perché sei fedele.
Questa è la legge del pollaio.

25

Come pensi che possiamo fondare la scrittura
in così poco tempo,
con la sabbia negli occhi,
il sole inscatolato
e quando lo scrittore che rifiuta obbedienza
viene immolato come un cammello?

26

O uomo che hai a lungo vissuto
o tu che acquisti le donne a peso
che acquisti le penne a peso
non vogliamo queste cose da te…
Sposati le tue schiave come meglio credi
uccidi il tuo bestiame come meglio credi.
Metti la comunità a ferro e fuoco…
Nessuno
desidera il tuo regno felice.
Nessuno vuole rubarti la veste del califfo.
Bevi l’elisir di petrolio sino in fondo
ma lasciaci la cultura.

Io sono colui

1

Mi sono arreso alle mie tristezze
Fino a temere di non soffrire più
Sono stato sfidato migliaia di volte
fino al patire quando non venivo sfidato.
Sono stato maledetto in tutte le lingue
tanto da affliggermi se non venivo maledetto…
Sono stato impiccato al muro della mia poesia
e ho espresso come ultimo desiderio
di non essere sepolto.
Ogni nazione si assomiglia
ma io non mi riconosco né in una
né nell’altra.
Ogni donna si assomiglia
il corpo di Mariam al buio è … come quello di Mona.
Non è stato il mio canto un inutile giocattolo
o una passeggiata sulla luna.
Io declamo la poesia – mia signora –
per comprendere chi sono.

2

Signori miei:
viaggio su un treno colmo di lacrime.
Forse solo su treni sfiniti viaggiano i poeti?
Sogno di inventare l’acqua.
Ogni sogno rende realizzabile la poesia.
Sogno di inventare il seno
affinché il deserto dopo di me possa emergere come un verme.
Sogno di inventare il flauto
affinché i poveri si sfamino dopo di me.
Se mi venisse strappato di mano il paese dell’infanzia
trasformerei in una dimora la poesia.

3

Signori miei:
il cielo è infinito
ma i cambiavalute che si spartiscono la nostra eredità
e si spartiscono i nostri paesi
e i nostri corpi
non ce ne lasciano nemmeno una spanna.
Signori miei:
ho combattuto contro un’epoca la cui turpitudine è senza uguali
e ho aperto la ferita della nostra virtuosa tribù.
Non mi interessano
i venditori ambulanti
i segretari di corte
e tutti coloro che tramutano l’arte dello scrivere in un mestiere
simile all’adulterio.

4

Signori miei:
scusate se vi disturbo
ma non sono obbligato a dirvi il mio pentimento.
Sono io colui
sono io colui
sono io colui.



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