La metrica delle circostanze non è che ubriaca
E il ritmo regolare è solo leggenda:
la scansione degli attimi è sincope e contrattempo
Si ripropone la cerimonia dell’addio
e il più lungo, e consueto seguito di sottintesi
– illusioni sfibranti
condensate a furia sull’orlo del distacco
a reclamare un’esistenza qualsiasi –
L’abitudine, quasi fatta,
suggerisce un copione mai completamente digerito
e, se non c’è strazio, certo,
qualcosa graffia
– I secondi vanno per le loro cadenze
Infinitesimi di tempo al più alto potenziale
(quasi tutto potrebbe)
Fatalità, Normalità, sigillate da reiterata tensione
Un’elettricità decisiva non si decide a scaricarsi
Sarà la notte il nodo di massa –
Poi una dissolvenza ci trascina in un ozio tiepido
E tutto acquista un sapore interposto
Tra il grigio e l’azzurro si disloca balorda
la latitanza improvvisa di una primavera
impastata senza sole
E tutta un’altra serie di cerimonie
reclama udienza
(torniamo, dunque, a ricamare
– ancora, senza te –
l’ennesima sequenza di ore
sfilacciate…)
*
Cos’è questo dormire rauco,
lenzuolo steso come su di un prato
a cucire la notte con fili d’erba,
questo giorno agli altri?
Cos’è questo sentire solo latente,
che nevica ore sfrangiate
a riempire di bianco e nulla più
tutta una lontananza?
Cos’è questo canto probabilmente bellissimo
che mi si rigira dolciastro fra i denti
e non scocca
come dovrebbe
a spaccare cuori?
Cos’è questa insofferenza perfettamente slanciata
che non vieta alcuna gioia,
che mi spoglia respiri
e infittisce veli?
(Questo domandare al riparo da qualsiasi tentativo serio di risposta Arrancando poesia tra lamenti che affiorano
Questa chiarezza che puntualmente intuisco e puntualmente non vedo Questo passo quanto più possibile radente ai muri,
cos’è?)
*
Primavera febbrile
In un angolo di cuore ottuso
E rondini stridenti tramonti
All’ombra di sogni poco meno che soliti Ora cartolina
Ora mezzanotte
– comunque sorriso, nonostante tutto
Strozzandosi di polvere che torna
I puntini di sospensione
Tra rabbia di gola e penna stupore
S’avvera la ciclica cura del rimandare Il sonno arginato in maiuscole strette Noia di strade
Dove tutto quello che può accadere è un incrocio
Ovvero:
Della banalità di un imprevisto
Che meraviglioso manca l’inevitabile Un ultimo appuntamento
Con un’ultima, minuscola notte
– comunque di troppo, nonostante tutto
Attesa crocicchio
Disoriente
(fa ossa di speranze)
L’assedio di un’altra stagione:
Convalescenza poco all’erta
(ancora uno sguardo
per non andare in frantumi
ancora
una parola)
– comunque fuoco, nonostante tutto