cura e introduzione di Giovanna Frene
traduzioni di Antonio Nazzaro
n.d.r. Ringraziamo Franca Mancinelli per la segnalazione
SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole
Fernando Salazar Torres, nato a Città del Messico, è una figura poliedrica: è infatti poeta, critico letterario, saggista e organizzatore culturale. Sta frequentando un Dottorato in Letteratura Ispanoamericana presso la Benemérita Universidad Autónoma di Puebla (BUAP). Ha pubblicato la raccolta di poesie Sueños de cadáver (Sogni di cadavere) e Visiones de otro reino (Visioni di un altro regno). Sue poesie e saggi sono stati pubblicati in varie riviste cartacee e online. Suoi testi sono stati tradotti in inglese, italiano, catalano, bengalese e russo. È direttore della rivista letteraria Taller Ígitur e collabora con la rivista Letralia. Tierra de Letras con le rubriche Voces actuales de México e Poesía española contemporánea. Coordina i seminari “Crítica y Pensamiento in México” e “Diótima: Encuentro Nacional de Poesía”.
In una sua nota scritta appositamente per “Inverso”, il poeta messicano scrive: «La poesia è una somma di tradizioni e la tradizione letteraria è una costante presente, in quanto momento storico atemporale. Nella lirica accade una sorta di elezione e discriminazione di materiali letterari e non letterari. In particolare, la poesia in lingua spagnola ha compiuto la sua espansione, attraverso i secoli, tanto geografica quanto stilistica. Nessun’altra tradizione quanto la mia ha compiuto questa commedia. La prima lingua globale, la prima letteratura globale. Una letteratura transatlantica. Quanto al mio lavoro, sto sperimentando una terza tappa letteraria. La prima è stata caratterizzata dall’influenza delle Avanguardie storiche, la seconda dalla forza della poesia moderna e, attualmente, da tutta la storia, letteratura e cultura della poesia andalusa (…). Penso che la poesia non sia solo parola emotiva o che si rapporti solo con la sensazione o l’emozione. No. La poesia è intelligenza e pensiero., forma e tecnica, struttura e conoscenza. La mia poetica si contrappone al nuovo paradigma della poesia contemporanea, caratterizzato dall’ibridamento e dalla volontà autoriale di mescolanza generica. La tecnica retorica matrice di questo paradigma è il passaggio dal collage al rizoma».
Ghazhal
Gazzella nella notte dell’amore
La mia ombra ronda il bordo del tuo letto
e un’altra ombra più ombra della notte
copre la mia bocca, piega i tuoi fianchi,
gazzella addormentata, le mie labbra salgono
il tuo giardino di rosa e profumo. Sogno
il tuo regno nella notte dell’amore,
fiore umido, piedi d’agata, affanno di nube.
Le mie dita ti svegliano nel centro gioioso
e il mare notturno arde, ruvide le mani
graffiano le tue cosce, perché mordo i tuoi talloni.
L’alito del tuo corpo annusa la mia carne.
Mi innalzano le tue carezze tempestose,
gazzella, ti arroventa la mia asta di fuoco,
non ti entri la paura con la mia lingua ardente.
Gacela en la noche del amor
Mi sombra ronda el borde de tu cama
y otra sombra más sombra que la noche
cubre mi boca, pliega tus ijares,
gacela dormida, mis labios saltan
tu jardín de rosa y perfume. Sueño
con tu reino en la noche del amor,
flor húmeda, pies de ágata, jadeo de nube.
Mis dedos te despiertan en tu centro gozoso
y la mar nocturna ardiente, fragosas las manos
arañan tus muslos, porque muerdo tus talones.
El aliento de tu cuerpo me huele la carne.
Me elevan tus caricias procelosas,
gacela, te escalda mi jabalina de fuego,
no te entre el miedo con mi lengua ardiente.
Gazzella di mezzanotte
Vieni adesso, mimosa, e accarezzami i capelli,
vengo da te, in controluce, per un bacio solo.
Vieni, stretta sui fianchi, ti desidero
vengo da te con i resti del sole su un dito.
Vieni, gazzella, con la notte sul tuo velo,
vengo da te all’alba, se no, muoio.
Gacela de media noche
Ven ya, mimosa, y acaríciame el pelo,
voy a ti, a contraluz, por un sólo beso.
Ven, estrecha de ijares, te deseo,
voy a ti con restos del sol en un dedo.
Ven, gacela, con la noche en tu velo,
yo voy a ti a la albada que, si no, muero.
Gazzella del desiderio
Le tue ossa crocchiano silenziose
L’ombelico della notte apre,
nelle tenebre, il tuo acquoso pozzo.
Dalle mie labbra esala l’umida chiave
che apre le tue labbra ed entra nel fondo.
Stringi le tue ossa, la cavalcata
s’impegna, svolge il volo,
guarda avanti verso l’alba.
Nulla turba il nero ramo agitato
che dal tanto afferrarsi a te resta secco.
La tua bocca nella mano finisce presa.
Gacela del deseo
Tus huesos crujen silenciosos.
El ombligo de la noche abre,
en tinieblas, tu acuoso pozo.
De mis labios sale la húmeda llave
que abre tus labios y entra al fondo.
Aprieta tus huesos, la cabalgada
se esmera, desenvuelve el vuelo,
mira de frente hacia la albada.
Nada turbe mi negra rama agitada
que de tanto asirse a ti quede seco.
A tu boca en mano termina apresada.
Gazzella del mezzogiorno
Tarda il sogno, portatrice d’infinito,
già indugia il sole l’ombra sui tuoi fianchi,
desidero perdere calore nel tuo.
Rovescia su di me il rosso dei tuoi incanti,
raccogli la voce della luce del giorno,
sono i tuoi capelli dove i miei occhi vivono.
Vieni come acqua, sale e carezze,
calda adulazione,
irrorami, muovi il ventre
con il fuoco del mezzogiorno.
Consumato dai tuoi favori,
delle tue ciliegie le mie labbra s’imbevono,
leccano il miele sparso
con la devozione del sole del mezzogiorno.
Gacela del mediodía
Tarda el sueño, dadora de infinito,
ya demora el sol la sombra en tu ijada,
deseo perder calor en el tuyo.
Derrama en mí el rojo de tus encantos,
repliega la voz de la luz del día,
es tu pelo donde mis ojos viven.
Vente en agua, sal y caricias,
cálida adulación,
riégame, bate el vientre
con el fuego del mediodía.
Consumido por tus favores,
de tus cerezas mis labios se empapan,
lamen la miel dispersa
con la entrega del sol del mediodía.
Gazzella dell’amore negato
La diffidenza della schiva forma dei tuoi favori
anelo nelle mie ore velando i tuoi amori.
Non posso più negare il dolore che m’imprigiona
e l’ira che delle mie mani i rancori esasperano.
Scappami e vola, fuggi lontano dalla mia attenzione,
che tutto il volo mio non va oltre, non mi dimorare
nell’attesa, non aspetto, al mattino, il tuo respiro.
Non mi guardi né mi odori, basta che mi ignori.
Adesso mi resta la diffidenza per ciò che è tuo.
Ogni gesto del tuo sguardo sarà discorde.
Gacela de amor negado
Recelo de la esquiva forma de tus favores.
Anhelo en mis horas en vela de tus amores.
No puedo negar más el duelo que me aprisiona
y la ira que de mis manos crispan los rencores.
Evádeme y vuela, lejos de mi esmero huye,
que todo mi vuelo no va más, no me demores
de la espera, no aguardo, de mañana, tu aliento.
Ni me miras ni me hueles, basta que me ignores.
Ahora me queda el recelo de lo que es tuyo.
Todo rasgo de tu mirada será discorde.
Gazzella del mal d’amore
Cosa sarà del tuo tempo nel mio abbandono
quando il giorno non calchi di sotto la terra.
Cosa sarà del mio ardore nella tua memoria,
crepuscolo che oggi i miei occhi spengono.
Cosa sarà della brina delle tue labbra,
l’alba dove ci afferravamo,
rendevamo palpitante, al fianco
fieri, esaltati, diminuiti
dalle oscurità, cantanti al sole,
poggi dei nostri splendori,
tersi, purissimi di nulla, completamente
felici, mani strette,
sparpagliati, poi abbattuti dall’affetto,
per l’uno, per l’altro, entrambi,
sanguinanti dopo che l’altra sconfitta
ci ferisce e si allontana, sempre più, e se ne va…
Cosa sarà del mio abbandono nel tuo tempo
quando la terra all’abbassarsi divide il giorno.
Cosa sarà della mia memoria nel tuo ardore,
che il domani chiude per sempre.
Cosa sarà della brina che mi raffredda,
buio, cosa sarà…
Gacela de mal de amores
Qué será de tu tiempo en mi orfandad
cuando el día no pise bajo tierra.
Qué será de mi ardor en tu memoria,
crepúsculo que hoy mis ojos apagan.
Qué será de la escarcha de tus labios,
alborada donde nos apresábamos,
rendíamos palpitantes, de lado,
fieros, alborozados, disminuidos
de oscuridades, cantantes al sol,
altozanos de nuestros resplandores,
tersos, purísimos de nada, todo
deleitables, manos acurrucadas,
sembrados, luego abatidos de afecto,
para uno, para el otro, de ambos,
sangrantes luego que la otra derrota
nos hiere y se aleja, más, y se va…
Qué será de mi orfandad en tu tiempo
cuando la tierra baja parta el día.
Qué será de mi memoria en tu ardor,
que mañana cierra definitiva.
Qué será del rocío que me enfría,
anochecido, qué será…
SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole
Questa rubrica di poesie, Spostamenti, nasce dalla necessità prima di tutto di dare voce al testo poetico mediante un commento, inteso questo come pratica di lettura e rilettura lenta, necessarie per cogliere quei meccanismi del testo che spesso la lettura veloce che il web suggerisce occulta. Per certi versi, la pratica del commento tanto somiglia a quella che, nell’ornatus, è la caratteristica dei tropi: si tratta di compiere uno spostamento, una sostituzione, un cambiamento di direzione che investe un elemento originario, e che nel nuovo elemento che sorge altrove rivive in una veste traslata. La pratica del commento, infine, richiede un servizio umile e gratuito al testo poetico.
La rubrica avrà inoltre uno spazio dedicato alle “parole sulle poesie”, ossia alla recensione e/o segnalazione di libri di poesia, ma anche a testi che verranno ritenuti utili per quel che concerne la dimensione del fare poetico. In quanto a ciò che viene designato con “parole sulle parole”, si intende dare spazio all’ambito saggistico, ma anche a interventi di poetica e a interviste, con apertura a tutti coloro che desiderino dare il loro contributo.