a cura di Lorenzo Pataro
da La perdita e il perdono (Petre Vive, 2020)
Jeux de vagues
Accetta un consiglio: vai in spiaggia
fuori stagione, un pomeriggio di mare mosso.
Avrai in mente, mentre giungi, il classico distendersi
dell’onda, come lingua; il suo morire,
quel placato lasciarsi assorbire
dalla battigia.
È questo il diagramma della vita, per i più.
Ma, se farai attenzione, ti sorprenderai
a fissare altre onde, affluenti,
deboli per scavare un canale di risacca
e trovar pace; ugualmente chiamate
all’indietro, a scontrarsi e sfilare di lato
alla normalità delle novelle che accorrono.
Un gioco, solo un grumo di attimi,
zampilli e schianti.
L’esistenza: l’offesa.
Al mondo, distratto come te poco fa, resterà
il passo trionfante delle frangenti; nulla
del vano bramare agnizione, eufonia
con ciò che, onnipotente in giovinezza,
già mi scavalca.
2019
*
Gran parte dei poeti si rallegra che siamo marginali,
che la poesia non venda e, come una micosi,
asfittica si annidi nelle pieghe di un lavoro
(sul quale presto o tardi verrà sparso econazolo);
mentre invece io ne soffro, lo considero un dramma:
come finire a vivere per strada e bearsi
di non dover lavare il pavimento.
Così come si libera un mandala
Un libro.
Dal libro una poesia.
Da essa uno, due versi,
poi più nulla.
11 settembre 2017
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