a cura di Giovanna Frene
traduzioni e presentazione di Renata Morresi
da Poetic Realism (BlazeVOX Books, 2021)
n.d.r. Per restituire, ai lettori, l’impaginazione originale, le poesie riportate nell’articolo sono state inserite come immagini ad alta definizione
SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole
“Cosmos: A Nocturne” è segnato dall’incontro tra il singolare e il molteplice, l’incidente minore e l’evento massiccio, l’infra-ordinario e il sorprendente. Una tensione ricorrente in DuPlessis: il poema lungo Drafts, pubblicato in diversi libri, iniziato nel 1985 e scritto nell’arco di trent’anni, è animato da una simile spinta a intrecciare (e interrogare) il gesto quotidiano e l’evento cosmico, la particella grammaticale e le guerre globali, il lavoro della memoria e il femminismo, la densità della poesia e la logica argomentativa del saggio. “Cosmos” eredita e rispecchia la ricchezza di questo processo di scrittura, raggiungendo il cuore della poetica dell’autrice americana, che non perde mai di vista “the mite, the mote, the mute”, “il microbo, la mica, il muto” (Draft 72: Nanifesto, DuPlessis 2007, 95), nel tentativo di dar conto di ciò che è taciuto e indicibile.
Fin dal titolo, con la sua offerta di uno spazio e di un tempo profondi, quel che viene messo in scena è un invito a meditare sulla vulnerabilità individuale e sulle responsabilità collettive. Il soggetto offre una contemplazione dell’immanenza senza limiti, sotto forma di rifiuti e veleni, sul punto di sommergere l’umanità. La modalità meditativa diventa presto un interrogare la posizione umana in un mondo letteralmente sommerso dai nostri rifiuti. La scrittura midrashica di DuPlessis si sofferma su ogni singola fessura, su ogni singolo frammento: nulla viene scartato come oggetto di indagine, per quanto microscopico o apparentemente insignificante. Rifiutando l’espediente pastorale di inquadrare una visione coerente e ispiratrice su cui rapsodiare a distanza, qui il soggetto si trova immerso in uno spazio-tempo “saturo / di impietosi squilibri”. La meditazione, dunque, non è innescata dalla “Natura” (un ideale carico di contraddizioni), piuttosto dallo spazio alienante, rumoroso, pieno di microconflitti e confusione tipico dell’esistenza nell’Occidente globalizzato, con i suoi slogan vuoti, il suo costante stato di emergenza, il suo “fallimento politico”. Così, la poesia si confronta con la spazzatura materiale e discorsiva prodotta da una politica e da una retorica deteriorate, che producono disastri “naturali” (per lo più causati dall’incuria umana) oltre al disastro molto umano di pretendere di affrontare il globale e il cosmico senza la consapevolezza del nostro status locale, sempre più instabile e provvisorio. L’esplorazione della “realtà” da parte del soggetto diventa una messa in discussione delle nostre scelte etiche e un modo per aprire la poesia al pensiero critico: “Che cosa si deve fare? / Cosa potremmo o dovremmo fare?”. La preoccupazione per il transitorio che troviamo nella Nona Elegia di Rilke è qui evocata in un elenco ricorrente di semplici parole, “casa, pane, brocca, notte, porta”, così generiche e comuni eppure così cariche di vissuto e percezioni individuali, tanto che finiamo per chiederci se possiamo poi occuparci di tutto questo. O almeno se abbiamo il coraggio di accettarlo: “è un archivio non fissato, / né onnivoro / né completo”.
L’opera di DuPlessis è un’elegia carica di tensione ermeneutica e un esperimento linguistico immerso nella coscienza storica. Tradurre DuPlessis in italiano significa affrontare questa complessità, ma anche far posto, inventarsi un posto per i vertiginosi composti, i giochi di parole e i neologismi, le fibrillanti allitterazioni e rime e tutta la ricca cassa armonica impiegata. La speranza (non troppo segreta) di chi traduce poesia, in fondo, è quella di sfidare l’intorpidimento linguistico aggiungendo un nuovo ingrediente al repertorio poetico.
Opere citate
DuPlessis, Rachel. 2007. Torques: Draft 58-76. Cambridge (UK): Salt.
DuPlessis, Rachel. 2012. Dieci bozze. Traduzione e cura di Renata Morresi. Montecassiano (MC): Vydia.
DuPlessis, Rachel Blau. 2021. Poetic Realism. Buffalo, New York: BlazeVOX Books.
Rilke, Reiner Maria. 2014. Poesie (1907-1926). Torino: Einaudi.
“Cosmos: a Nocturne,” ©Rachel Blau DuPlessis, Poetic Realism, Buffalo, New York: BlazeVOX Books, 2021. Traduzione di ©Renata Morresi, “Cosmo, un Notturno”. Tutti i diritti sono riservati.





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Rachel Blau DuPlessis, poeta, saggista, critica e collagista, è autrice del poema in più volumi Drafts (1986-2012), e di Days and Works (2017), Around the day in 80 Worlds (2018), Late Work (2020) e Poetic Realism (2020), che sono parti del suo nuovo poema, Traces, with Days. La sua poesia è stata tradotta in francese e in italiano. Tra i suoi libri di critica: Purple Passages: Pound, Eliot, Zukofsky, Olson, Creeley and the Ends of Patriarchal Poetry (Iowa, 2012), che fa parte di una trilogia di opere sul genere e le poetiche che comprende The Pink Guitar: Writing as Feminist Practice e Blue Studios: Poetry and its Cultural Work. Ha pubblicato altri libri sulla poesia moderna, sulla narrativa e sul genere, oltre a molti altri libri di poesia; ha curato e co-curato diverse antologie, tra cui The Selected Letters of George Oppen (1990). È Professor Emerita alla Temple University di Philadelphia.
Renata Morresi scrive poesia e saggistica e traduce. Nel 2015 ha ricevuto il “Premio Nazionale per la Traduzione” conferito dal Ministero dei Beni Culturali per la traduzione di poeti moderni e postmoderni. È autrice di quattro raccolte di poesia; il suo ultimo libro è Terzo paesaggio (Aragno 2019). Attualmente è ricercatrice di letteratura americana presso l’Università di Padova.
SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole
Questa rubrica di poesie, Spostamenti, nasce dalla necessità prima di tutto di dare voce al testo poetico mediante un commento, inteso questo come pratica di lettura e rilettura lenta, necessarie per cogliere quei meccanismi del testo che spesso la lettura veloce che il web suggerisce occulta. Per certi versi, la pratica del commento tanto somiglia a quella che, nell’ornatus, è la caratteristica dei tropi: si tratta di compiere uno spostamento, una sostituzione, un cambiamento di direzione che investe un elemento originario, e che nel nuovo elemento che sorge altrove rivive in una veste traslata. La pratica del commento, infine, richiede un servizio umile e gratuito al testo poetico.
La rubrica avrà inoltre uno spazio dedicato alle “parole sulle poesie”, ossia alla recensione e/o segnalazione di libri di poesia, ma anche a testi che verranno ritenuti utili per quel che concerne la dimensione del fare poetico. In quanto a ciò che viene designato con “parole sulle parole”, si intende dare spazio all’ambito saggistico, ma anche a interventi di poetica e a interviste, con apertura a tutti coloro che desiderino dare il loro contributo.