a cura di Francesco Terracciano
da Thanatofobia (Progetto Cultura, 2022)
Atacama
La vista del cratere
scandalizza gli uccelli
e ne disperde atterrite le rotte
all’appressarsi dell’area desertica;
la colossale costruzione
in cui troviamo rifugio se piove
è rattoppo alla meglio su una tela,
sintassi di travi in bilico.
La pelle, dal cielo morto, si stacca
e il nero osso ne scopre; allo sbando
battiamo questa Atacama vorace
che fa sabbia dei nostri passi
dettati non sappiamo
se da pazzia da orgoglio o da terrore.
Aruspici
Toccarci il naso, prima che si chiudano
le porte dell’ascensore, ci aiuta
a non sentirci alla mercé
dei venti che si abbattono da nord,
a non tremare quando la brughiera
rovescia le sue braccia numerose
intorno ad un casolare minuscolo.
Abusiamo di gesti scaramantici
se le nuvole congiunture assumono
inusuali: non può essere il nostro,
proprio il nostro, il profilo
accigliato che a poco a poco va
stagliandosi incombente
in mezzo al cielo, tra la geometria
dei cornicioni e gli alberi impiccati.
Postazione
A questa postazione
esposta al vento, non localizzabile,
tagliata fuori dal segnale radio,
qualcuno verrà presto a darci il cambio.
È sollievo e paura
quando i fari dei mezzi di soccorso
si avvicinano, ma non fanno caso
al filo elettrificato o agli scogli
a pelo d’acqua, a causa del nevischio.
Maelstrom
Lo scolo dei tombini è annunciatore
di un pronostico atroce.
Sarà come sentirsi risucchiare
inermi dalla risacca, in un gorgo
vorticante, gelido; e poi di colpo
ritrovarsi immobili su un fondale:
soli come mai avremmo immaginato
fosse possibile esserlo, con gli occhi
fissi su un muro, che ovunque si voltino
li imprigiona; e il sonno dei grandi oceani
e buio e silenzio, come un assedio
da ogni lato, non avranno mai fine
Compimento
C’è in internet la prova
di una corrispondenza, tra le varie
patologie e i rispettivi sintomi;
quel lampo sotto la scapola destra
intermittente, sordo, potrebbe essere
presago di un incendio.
Il buio scava un tunnel nelle cellule,
fino a sbucare
su una piazza decapitata, dove
ognuno si spoglierà del suo nome;
ci attende, a compimento
del nostro ultimo compleanno,
una città di vetro, priva di occhi,
una città fredda, che non ci ama.