Antonio Francesco Perozzi | Lo spettro visibile

a cura di Lorenzo Pataro
da Lo spettro visibile (Arcipelago Itaca, 2022)


Visione

Allora è come se l’oceano si formasse
dentro l’oscurità dell’uovo. Carcasse
sono le immagini sfogliate che provi
a toccare, i resti. «Vieni». Obbedisco
e c’è un cane levriero a scucire
ordalia per ordalia questo buio; l’iride,
la rada chiara, l’alba che si leva.

Lo spettro visibile

È apparso il giorno come una cosa
frontale, e prima del previsto. Lecci da poco
si scartano dalla collina che è l’occhio
di noi, le case salite, la strada che.
Mai si sarebbe pensata tutta l’aria
– scarsissima – evaporata tra gli organi
che guardano fuori e appunto il fuori
ora così reattivo alla pelle, grosso, dentro cui.
Difficilissimo spiegare come (droga
degli angeli) si è fatta la pietra (reale), la valle
(reale), la scommessa ormai presa per viaggio.
Così chilometri nell’orizzonte uno scarabeo
si verifica: è lui, primavera di carne che
entra per sempre. È lui, è spostato
qualche secondo in avanti rispetto
al proprio spettro.

Sistema delle mandrie

Abitare solamente una specie
ed indossarne le ossa per la vita:
questo è il demone che tocca alle bestie
ora e per il giorno disciolte all’erba.
Aumenta l’Appennino sulla terra,
la voce del padrone, il fiato basso:

ad una mandria che viene dal basso
Lazio spetta l’officio della specie,
una religione da pancia a terra.
Nelle bocche si alimenta una vita-
poltiglia, ruminata come l’erba
nei quattro stomaci che hanno le bestie,

e appartenere oppure no alle bestie
lo dice la dinastia del basso
sesso, un collo torto per dare l’erba
alla gola. Ma per fare una specie
occorre un’idea di storia: vita
che esala bianca dagli ossi per terra/

rimossi, i morti rimangono a terra
nipoti di se stessi, delle bestie
da soma che erano. Per ogni vita
la transumanza conta a costo basso
un posto di fame, un ruolo, una specie
di agra salvezza – non bastasse l’erba

alla salute. Molto più dell’erba,
per la mandria, è benedetta la terra
calpestata, il viaggio ingoiato, specie
la memoria d’Abruzzo. Bestie, e bestie
ancora nell’espiare la vita
col pascolo obbligato: schiena, basso

ventre, torace. Salire dal basso
per la curva del colle, i metri d’erba
che sgarra il toro a volere la vita-
lità dei diavoli e stesi per terra

noi – i ragionevoli – dietro alle bestie
ne invidiamo oggi la scena, o una specie:

con il sole basso, un sogno di terra
regge l’erba, il collo-campana, e bestie
covano a forza la vita, la specie.

Sirio

Così vicini a Saturno alcuni cespugli
infestano le notti. In silenzio. Luglio
da un pezzo ha scavato nella sera
qualcosa come un sacrificio o un
allentamento dei gas. E il colore
dell’esosfera è compatto superato
il raccordo che da Roma immette
nell’innocenza. Vecchie case. Distanti galassie
alcune luci arrivano uguale – pianeta
Terra chiama ovunque si registri
una rispondenza astro/argomento o una linea
che smaschera orsi a nord-nord-ovest.
Sirio la grande, sappiamo. Ora che è infranta
ogni barriera tra via Enrico Fermi e il cosmo

scendono al concerto delle piante cataste-
rismi e bulbi stellari: l’hanno presa

in zona l’antimateria per tenerli
tessuti insieme (cani, dragoni, balene,
profumo di oleandro voluto da Vega).

Il pensiero residuale

Una volta raggiunto il fondo
dell’attenzione, la pesca che tuo fratello
ha estratto dal mucchio avrà un peso
specifico nel fiato d’agosto. Può accadere
che la concentrazione si eserciti in colate dense
e il tondo si sformi e sciolga. Spingere
la richiesta nella cava dei grumi genera
sottrazioni al perimetro dello sguardo:
è posto il tondo, la pesca; è postuma
la pesca stessa – il pensiero al più
si esplica in calde bave residuali
molto, molto difficili da misurare.

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