selezione di Paolo Pera
da L’economia amorosa (Coup d’idée, 2018)
a cura di Enrica Dorna
Ora che ogni pietra
Ora che ogni pietra si fa
angolare per erigere
ciclopiche mura, l’acacia
solitaria che alta vegliava
sulla forra impedendo il passo
alla ruspa a cingoli
giace sradicata e priva
di scorza, dura liscia inodore
come una canna di bambù
gialla ed estranea.
Più povero sarà maggio
di uccelli e di profumi
e alle api mancherà
una fonte di polline.
L’economia amorosa
L’economia amorosa
nel ripiegare una vecchia gonna
di anno in anno, non me ne posso
Staccare. ‘Vesti male’, protestano
le amiche, mentre io mi sento padrona
di una stoffa indistruttibile
che dall’inizio del grande viaggio
nel magma dell’invisibile parlare
mi accompagna insieme alle tue mani
che l’accarezzano o liberano
dai rovi se insieme ci inoltriamo
nelle forre di Cipro
al tempio di Tumballos
lasciando alle spalle il grande macigno
che già fu veliero di Venere a Paphos.
Nelle tasche, a fine stazione trovo
granelli di sabbia e conchiglie
di nautili variopinte e cauri,
pietruzze verdi e rosate, di schisto
o d’arenaria. Gonna
gazza ladra che nascondi un tassello
di mosaico romano, un dente calcificato
millenario, un chiodo
di garofano e l’odorosa cannella
di Zanzibar, una dorata foglia
di alloro siracusano,
le amare radici delle falci
heart-fern d’Irlanda.
E se mi ritrovo un ciuffo d’erba secca
e terriccio, so che abbiamo fatto all’amore
lungo la riva d’un qualche Lete
o sulle sponde del Po.
Athanatos, nel grembo di Gea
dal tuo seme rinata, sorrido e tendo
alla terra godereccia.
Di ciascuno sono i sassi,
la salsedine che ci fa tremolare,
l’aria il vento e la luna,
ma nostri soltanto saranno
i brandelli della vecchia gonna
quando alla fine dei tempi
a mani vuote ci ritroveremo.
I versi si rifanno lunghi
I versi si rifanno lunghi
e pesanti le catene
di una lingua dagli anelli spezzati
che un fabbro d’accatto tenta
di rinsaldare a fuoco lento
in una vecchia fucina a ridosso
dell’alta valle dei magli
dove si calca sul ritmo
sfuggendo al sorriso
e alla danza lieve.
Forma di filialità
Forma di filialità
sono le fatiche di
Ercole al femminile.
Qui è l’inizio
della rivoluzione.
Quanti mai esilii
e il servire in terre
aride, oltremare
un quotidiano giogo,
private del fascino
di Ermes che governa
i venti e le nubi
correndo sul mare
coi ritmi del linguaggio visibile.
Helios Pater insegni
a conoscere il tempo
più giusto per cedere
il passo e lo spazio creativo
a che in fronde di quercia
non alberghi più l’ira.
L’intelligenza dell’artista
L’intelligenza dell’artista
è la stessa intelligenza
che sta nel nocciolo di pesca,
nel chicco di grano, nel seme
di carota. È la vena che conduce
ai diamanti, il cancro che produce
la perla. È un dio quando crea il bello,
un vate quando vede il vero
avventuriero dello spirito
quando spazia oltre confine.
L’artista generoso sa guarire
l’inedia e l’avarizia,
quando si dona e ci dà
la sua parola, conduce.
Il ‘tu’ è una cosa nuda
Il ‘tu’ è una cosa nuda
noi due non siamo mai
arrivati a darci
del tu teneramente.
Il ‘tu’ è una cosa cruda
e stride con arroganza
in chi vuol farsi largo
e avanza in prima fila.
Ma Tu e io? Prendiamo
poco spazio formando
di una sola ghianda
la materia rara.