Lorenzo Fava | Vile ed enorme

da Vile ed enorme (Arcipelago Itaca, 2022)


Solo la singola esperienza umana,
giuri, ogni volta che mi vedi, ti stacca
la strada da sotto i piedi, ci separa,
mette nello spazio d’aria di una linea d’occhi
un alfabeto da ciechi.

*

Sottratti al divenire del giorno vorremmo
la sera durasse un minuto di più,
speriamo nell’emozione che schioda
l’acqua dall’aria e le impiglia alla bocca
quando qualcuno inventa neve o cielo.

*

Il vento ti scrisse sull’acqua,
molti secoli ricordano il nome.
Ma per il vicolo che vide la tua vita
non ci sei. Non esisti per piazze,
poteri, milioni. Può la natura
giustificare con l’amore di pochi
una simile svista? Per i colli
della tua terra sei questo:
un sasso col sogno del volo.
Ti guarda di sbieco la vecchia
dalla casa, tira la tenda prima
che tu possa vederla. Sparla.
Ma ancora uno spago cerchi
per sparire dallo spazio, un dado
per vincere la sorte, un arco
per sottrarre tempo al tempo.
Null’altro che questa voce
ti rimane ora che la pelle
è quasi polvere.

*

Il prodigio del farsi da parte, sparire
dopo aver fatto del bene. Conosci
l’utilità dell’inganno, sai il vantaggio
procurato. Va perso poco dopo.
Invece questa stirpe cerca vette,
simula.

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