Annalisa Ciampalini | Tutte le cose che chiudono gli occhi

a cura di Lorenzo Pataro
da Tutte le cose che chiudono gli occhi (Pequod, 2022)
fotografia di Michele Iacuzzo


I nostri corpi complementari
il tuo chiarore
la mia esile oscurità.
Tua è la pietra dell’inverno
il seme dormiente nel giaciglio scuro
le mani che sanno dove premere.
A me resta l’albero lontano
il bianco che si accumula piano
il fiore pallido
esitante tra le dita.

*

Tutte le cose che chiudono gli occhi
un attimo prima
e crescono un avanzo di tempo
dove si flettono dimenticano
confondono l’inizio con la fine.
Dove dormono nel profondo
sotto le loro stesse radici.
Dove l’occhio del ventre si chiude.
Dentro al ventre e sotto le radici:
un tempo fuori campo
in attesa
un sangue scuro, maggiore
che si oppone alla morte.

*

Se ne vanno da queste case basse
con zaini leggeri e una fame d’alta quota.
Abbandonano il letto ancora caldo
l’idea di una piccola terra
che a notte si chiude.
Nelle sere di neve, con le luci lontane
il desiderio di celebrarli
si diffonde nella stanza condivisa.
Eppure, qui non lasciano nulla
se non i loro visi bellissimi
su uno sfondo lontano
di luce fissa e giornate gloriose.

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