June Scialpi | Il Golem. L’interruzione

a cura di Lorenzo Pataro
da Il Golem. L’Interruzione (Fallone, 2022)


ci riallaccio alla veglia da un crampo al polpaccio;
ciò che abbiamo visto voi non lo sapete ma aveva
occhi e respirava aveva buio e passi in penombra
per fare paura aveva il peggio: la faccia mortifera
di chi non conosce maniera

da tempo la strada ha una quiete mortuaria, il suo
pomeriggio ha silenzi imposti (pensa alle tazzine
appese al gancio una accanto all’altra, al vuoto
sottostante, al lavandino che perde: non lo trova
un senso) non conosce altro modo


*


sentiamo quel tonfo, un limine al rintraccio
l’oggetto da scompendio; il Golem illustra col
rumore il suo pensiero:

(si è graffiato la guancia cadendo facciatterra:
più accarezzo e più si squaglia (ci disfai
con questo gesto)


*


le ore alte passano così come l’ombra
a volte una lama le taglia
perché nella stanza se entra luce
lui inorridisce; ma sono solo
le sirene in autostrada:

a singhiozzi i lampi intermittenti
ti illuminano la faccia: non gli sei
stato mai così riconoscibile come
ora che hai il volto mostruoso del
deforme


*

lui è lì: tutto lì.
steso. il corpo è perfettato dalla luna che
lo illumina in un raggio; è obbediente
(forse a volte gli dici cosa fare) risplende:
è la vostra porcellana nella teca, l’oggetto
che sogni, ti da cosa vuoi in cambio di niente
(non pensa a sé
non pensa)

*


i pomeriggi del Golem sono il tempo
sospeso
la luce che entra dal vetro
il trapasso che opera sulla polvere
che si posa sulle cose solo per dire
c’è ancora del tempo; prendi

porto calore e pessimi presagi
ti ho fatto il pieno di fuori
(porto di tutto un po’)
c’è l’opera santa e santa è la voce
(che ora non uso)

l’ascolti? la voce del Padrone
(ci dice la calma
prima dell’azione)

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