da Le poesie (Garzanti, 1997)
a cura di Emmanuela Tandello
fotografia di Dino Ignani
la mia fresca urina spargo tuoi piedi e il sole danza! danza! danza! – fuori la finestra mai vorrà chiudersi per chi non ha il ventre piatto. Sorridente l’analisi si congiungerà – ma io danzo! danzo! – incolume perché ‘l sole danza, perché vita è muliebre sulle piantagioni incolte se lo sai. Un ebete ebano si muoveva molto cupido nella sua fermezza: giro! giro! come tre grazie attorno al suo punto d’oblio!
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Perdonatemi perdonatemi perdonatemi vi amo, vi avrei amato, vi amo ho per voi l’amore più sorpreso più sorpreso che si possa immaginare. Vi amo vi venero e vi riverisco vi ricerco in tutte le pinete vi ritrovo in ogni cantuccio ed è vostra le vita che ho perso. Perdendola vi ho compreso perdendola vi ho sorpresi perdendola vi ritrovo! L’altro lato della pineta era così buio! solitario! rovinoso! Essere come voi non è così facile; sembra ma non lo è sembra cosa tanto facile essere con voi ma cosa tanto facile non è. Vi amo vi amo vi amo sono caduta nella rete del male ho le mani sporcate d’inchiostro per amarvi nel male. Cristo non ebbe così facile disegno nella mente tesa al disinganno Cristo ebbe con sé la spada e la guaina io non ebbi alcuna sorpresa. Candore non v’è nei vostri occhi benevolenza era tanto rara scambiando pugni col mio maestro ma v’avrei trovati. Vi amo? Vi amerei? Tante cose nel cielo e nel prato ricordano amore che fugge, che scappa dietro le case. Dietro ogni facciata vedere quel che mai avrei voluto sapere; dietro ogni facciata vedere quel che oggi non v’è.
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Cavalli consistenti sorvegliati da un agente hanno lanciato bombe a gas continuamente in movimento. Hanno volontari che assembrano i resti e poi li montano su un camioncino così come tutte le nostre prove d’amore falliscono. Con successi profondamente negati alla più parte della gente s’accorse d’essere dalla parte giusta. E nelle mani contenere a pugno chiuso una quantità di biglietti da mille che vergognandosi risposero al silenzio con immagazzinate qualità. Vero è il fumo, offre con la sua consolazione l’elettrico ballo di San Vito. Perché hanno questi fiori e questi nomi tanto tempo a disposizione urtandosi contro le pareti della stanza? Volitiva si spiegazzò indenne nell’interno dell’appartamento rosa.

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Di sollievo in sollievo, le strisce bianche le carte bianche un sollievo, di passaggio in passaggio una bicicletta nuova con la candeggina che spruzza il cimitero. Di sollievo in sollievo con la giacca bianca che sporge marroncino sull'abisso, credenza tatuaggi e telefoni in fila, mentre aspettando l'onorevole Rivulini mi sbottonavo. Di casa in casa telegrafo, una bicicletta in più per favore se potete in qualche modo spingere. Di sollievo in sollievo spingete la mia bicicletta gialla, il mio fumare transitivo. Di sollievo in sollievo tutte le carte sparse per terra o sul tavolo, lisce per credere che il futuro m'aspetta. Che m'aspetti il futuro! Che m'aspetti che m'aspetti il futuro biblico nella sua grandezza, una sorte contorta non l'ho trovata facendo il giro delle macellerie.
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Tutto il mondo è vedovo se è vero che tu cammini ancora tutto il mondo è vedovo se è vero! Tutto il mondo è vero se è vero che tu cammini ancora, tutto il mondo è vedovo se tu non muori! Tutto il mondo è mio se è vero che tu non sei vivo ma solo una lanterna per i miei occhi obliqui. Cieca rimasi dalla tua nascita e l’importanza del nuovo giorno non è che notte per la tua distanza. Cieca sono chè tu cammini ancora! Cieca sono che tu cammini e il mondo è vedovo e il mondo è cieco se tu cammini ancora aggrappato ai miei occhi celestiali.