Mara Venuto | Vora

a cura di Lorenzo Pataro
da Vora (peQuod, 2023)


Alla terra perpendicolare la caduta,
la vergogna dei cani deposti a marcire.
Vagare innocenti a due a due,
sui talloni il peso del domani e il suo travaglio,
la lucida sapienza delle viole.
In eredità lasciarsi calici dove nessuno beve
e restano come un danno nelle mani.

*

Non abbiamo bisogno di sollievo,
del perdono a disinnescare l’effetto,
piuttosto del languore e dell’acido
nella sacca gastrica mai così vitale.
Sottomessa alla prima confessione
la nostra fede innocente
ci risparmi la nostalgia degli emarginati,
ci esìli Dio dalle ragioni personali.
Essere lingua straniera
nella terra dove sono infilate le nostre ossa,
piuttosto la morte.

*

Dalla tua finestra il mare non esiste,
affoga nell’inverno meridiano
rivelato dalla trasparenza.
Sopra i giardini della serra comune,
atterra in un verde aspro la strada provinciale.
Tutto è provinciale,
l’ambizione e il rancore,
nella pace del pomeriggio,
nel silenzio colante.
A fatica si naturalizza una memoria familiare,
si fanno talee dalle radici sepolte,
mai rassegnate all’esilio.
Viviamo altrove, era scritto.

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