Victor Attilio Campagna | Note a margine

a cura di Lorenzo Pataro
da Note a margine (Arcipelago Itaca, 2022)


L’organismo

Quando penso alle ossa
mi vengono in mente tutte le connessioni
che sviluppano, come autostrade crudeli;
ne vedo il tracciato chiaramente, di profilo.

Tante volte ogni corpo diventa un turismo
di massa, dove le capitali sono gli occhi,
i cortili le mani, i soffitti le fibre muscolari;
ne vedo la struttura chiaramente.

Ho pensato tante volte alle correnti di sangue
che ci popola il sentimento, che ci avvolge
talvolta in accoliti, magisteri vitalistici, mobilio.

Stancamente me ne vado quindi da una pietra.
Sono diventato un massiccio, un collegamento
ancora e mi sembra che l’organismo sia qui. Adesso.

Il cavo

Volevi buttarti dalla macchina in corsa.
Mi chiedevo come mai, che volessi fare.
Volevi scendere come da una scala
appena incerata, uno scivolo su cui spingerti
all’amniocentesi; oppure volevi solo piangere
con un gesto in velocità?

Quando ti sedevi con le mani arrotolate
nel cavo delle cuffie – come, ancora
esistono i cavi? – ti vedevo in una materia
grigia, in una costante deriva.
Mi hanno chiesto tante volte che significa

morire per un ragazzo. Tu, che avevi
questo naso sgraziato, hai deciso di spiegare
al mondo che tutti abbiamo diritto di scendere
a ogni costo.

Traffici

Mi si era incisa come una sospensione:
la penna era un vaso afferente, una
dinamica d’infarto;

mi piantavo ogni giorno l’esigenza
di un brivido e poi arriva questa
sospensione, che calibra la fionda,
perché il lancio sia cannonata, ferma però,

come il traffico, la metro sospesa,
un suicidio per caso in ora di punta,
dove a ferire è il binario più che il gesto.

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