Antonella Bukovaz | casadolcecasa / domljubidom

a cura di Giovanna Frene
da casadolcecasa / domljubidom, con testo sloveno a fronte (Miraggi, 2021)


SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole

n°63


Dall’ingresso

È una fatica
restare sensibili alla luminosità debole.
Il peso è enorme per palpebre così sottili
quasi trasparenti – quasi a offrire l’occhio
invece che a proteggerlo
eccitarlo alla sensibilità alla presenza
continua e dilatante della luce
L’impalcatura della palpebra è un aquilone
e l’aria di tutte le ombre
lo spinge verso sera
a essere membrana che allaccia
il nostro buio a quello della notte.
La mia casa
è una casa
in cui nessuno
si sente a casa
un avanzato stato di imbarazzo che a spirale
avvolge e fa rabbrividire – come a custodire
una reazione naturale del corpo
quando null’altro lo sostiene
nel suo essere solo.

Bacio stancamente ogni angolo e ogni spigolo come un rito a imbonire divinità iraconde indifferenti e permalose a seconda della Luna e del ciclo mestruale: sangue intatto scampato al sacrificio per sgocciolare devoto lungo i corridoi d’entrata.

La mia casa
è una casa
in cui nessuno
si sente a casa
c’è una stanza che si sta costruendo da sé
di mattoni rosicchiati e scaglie di marna
di parole avanzate – cementate a scintille
e impazienza e mancanza di cura.
È una stanza circolare o forse
ovale e c’è anche un angolo
che regge la smania del fondopagina
pochi istanti prima di girarla
di leggerci la cicatrice del desiderio di un evento
anche assurdo o grottesco o drammatico
o anche solo desolato:

uno spostamento d’asse
una furia di cambiamento
una ribellione di geografie
manie di possesso
chiusure spalancate e altri ossimori
qualcosa – dentro.
Io la guardiana – io la custode – io resa insana.

Per te che esci
e per te che torni
la casa non sarà mai più la stessa
sbatte la porta giorno e notte allo stipite scheggiato
tu che entri nel mio fuggire
tu che esci alla mia attesa.

Fisso la geografia che porto tatuata sotto la pianta dei piedi sullo zerbino d’ingresso.
La gatta lascia una pantegana in dono alla soglia.
Dalla soglia della mia casa lancio un osso al cane.


c  a  s  a     d  o  l  c  e    c  a  s  a

Dalla camera

Sì… sì… sì…
Sono rughe le doghe del mio vecchio letto
cigolano e sbavano
solo quando mi metto il rossetto
e aspetto il ritorno della Minchia di re: un pesce
    ermafrodita che deposte le uova come madre
    torna all’alcova come padre in perfetta aderenza alla natura.
A noi i segreti e gli scheletri e gli orrori
negli armadi fanno l’ossatura
io ci tengo 12mila corpi celesti
che cadono ogni anno in terra
per attrazione fatale.
Questo è il luogo dei gesti
che crescono nella resa
è un orto       un giardino       un’aiuola
dove la terra è nera e pesa
quanto i corpi innestati nel tronco
dell’ulivo secolare.

Qui tutto mi riguarda, guarda! riguarda anche te
Qui tutto mi riguarda, guarda! riguarda anche te
Qui tutto mi riguarda, guarda! riguarda anche te

Il nostro dovere è fare della poesia corpo
certo!           qui!     è così!           altrimenti svanisce!
La poesia impazzisce senza umori.
Il nostro dovere è contare i pori
le pieghe tra i lenzuoli
stanare tra le rime gli odori
ascoltare tra i suoni i rumori
salvaguardare la vecchiezza
combattendo la secchezza verginale
con la spada e lo scudo
dell’antibiotico naturale
estratto dalla resina dei cuori
cuori innamorati e non ancora impagliati.
Bisogna liberarsi dell’intimità
sostituirla con la cecità
che privilegia legami olfattivi
e indaga gli intarsi.
Dentro il mio interno intero inverno
sento la scure sospesa
che poggia sul perno del sospetto
difetto? diletto? maledetto!
niente che non possa essere risolto
a denti stretti dentro un letto!


c  a  s  a     d  o  l  c  e    c  a  s  a

*

090416

1 raccogliere un sogno mandare un segno aprire uno scrigno abbandonare un regno aspettarsi un pugno di giorno insegno temere un ragno dare un bacio in pegno sono nata in giugno imitare un cigno di te ho bisogno

230416

2 la forza d’animo cresce nella verità che è un pesce la mano fiorisce lui non capisce intorno tutto nasce e rinasce ma attento attraversa sulle strisce sui bordi le bisce la primavera ferisce il pianto ci conosce ma non unisce non ci riesce e ogni amore finisce… shhhh!

250416

3 mi piace chi tace perché non ha pensiero cerco la brace sotto la cenere della parole sono tenace e a volte feroce odio chi giace chi scuoce la luce chi invece è sempre felice ma resta incapace di fare la pace c’è intanto chi dice di affidarsi alla voce come a un saggio rapace che arrivato alla foce rinasce fenice

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