a cura di Francesco Terracciano da Al centro dell’inverno (L’arcolaio, Forlimpopoli, 2018)
il corpo nell’occhio del crollo d’Occidente imbandisce
con scrupolo la cena: vino rosso che conta i suoi anni
e pesce che ha risalito la corrente. il nutrimento comune
è una festa e a cantare l’inno di gloria è il desiderio
di mescolarsi alla luce che radente si stende sul tavolo
*
il corpo non sa se o da dove si avvisterà
il primo tratto della speranza: l’Occidente
avvitato su se stesso inizia la sua implosione
dividendosi all’interno. la forma che nel tempo
si è data per lo scambio ha portato l’intera
specie all’estinzione. ma invece di frenare
sull’orlo del precipizio sembra accelerare
*
il corpo ai margini del crollo d’Occidente misura a spanne
la distanza dalla sua fine e conta di cogliere gli ultimi
bagliori dell’epoca che è stata: fantasie distopiche fioriscono
al cinema e nei sogni un’ansia collettiva che non può
essere detta fa tenere il capo chino e trattenere il fiato
*
il corpo ora sa che in suo potere vi è solo
la parola da formulare: nella sua bocca
prende forma rotonda un concentrato di pensiero
e passione l’uno nell’altra fusi
in una posizione. il dire è significare il mondo
non descriverlo né raccontarlo: che il senso
si dice e si misura nell’ascolto di chi resta
*
il corpo attende l’autunno come la scossa che smuove
la smemoratezza. il caldo ha fatto dei pensieri vapore
e l’acqua ha dominato come l’ombra il campo dei desideri
ora è un tornare lento a sé un riprendere forma dell’espressione
e del moto. l’azione qual sia ha il sapore buono dei risvegli
*
il corpo nell’afa fatica a respirare: l’aria mossa
dai ventilatori è solo aria che si sposta. resta
la stessa la condizione come quella d’Occidente
preso dalla favola della “crescita” senza fine
e senza senso e dal controllo di massa sul dissenso
*
il corpo ai margini del crollo d’Occidente desidera
mettere in salvo i manufatti di parole da cui un giorno
forse l’umanità potrà ripartire. così fu per l’antico
Medio Evo così è per questo nuovo: in salvo le parole
ancora potranno risuonare alla fine della prossima notte
*
il corpo ai margini della speranza d’Occidente si chiede
come accade che d’improvviso la folla dei corpi sottomessi
possa ribellarsi e riscattare le attuali vittime della forza
come si diffonde il virus benefico che renda intollerabile
il comando spingendo corpi inerti a prodigiosi moti
*
il corpo ora vede come tutte le espressioni che scorrono
sugli schermi si mescolano con bocche eguali
anche se diversi sono i palati e diversi i denti: nessuno
vieta di parlare anzi a tutti l’incoraggiamento a dire
è il modo questo per sgretolare l’Occidente che s’infutura
in uno stagno sempre presente da cui non si può uscire
*
il corpo ai margini della fine della speranza d’Occidente
ha poche parole da mettere in salvo nel palmo di una mano
la luce che contagia alla giusta distanza del sole dal pianeta
l’euforia animale che si diffonde sulle scale della metropolitana
il centro di una festa che risuona di voci dalla casa di fronte
e il fervore della notte che sale lentamente fino a sfociare
*
il corpo ha fatto del dire il sogno del suo ritmo: il nero
sullo sfondo e intorno da sempre ha richiesto un raggio
di piacere e presenza un antidoto buono a fare di poco
un mondo: la forma dell’arte è niente senza questo
discernimento: la lotta sulla terra è fare del giorno cielo
Biagio Cepollaro è nato a Napoli nel 1959. Vive a Milano, dove insegna Storia e Filosofia in un liceo. Insieme a Mariano Bàino e a Lello Voce ha fondato la rivista Baldus.Teoricodel “postmoderno critico”, è stato tra i promotori del Gruppo 93. Dal 2004 ha avviato, sul suo sito ufficiale,le edizioni on line di Poesia italiana E-book che comprendono ristampe di opere poetiche e narrative stampate tra gli anni ’70 e ’90 e la pubblicazione di inediti di poeti più giovani, nonché una rivista di poesia, «Poesia da fare», e una rivista di critica, «Per una Critica futura». In poesia ha pubblicato: Le parole di Eliodora (1984); La trilogia De requie et Natura: Scribeide (1993); Luna persciente (1993); Fabrica (2002); Versi nuovi (2004); Lavoro da fare (e-book, 2006); Le Qualità (2012); La curva del giorno (2014); Al centro dell’inverno (2018). Dal 2008 si è concentrato sulle arti visive.